Il successore di Barbero al Macro? Nomi disparati. A Roma tira aria di sommossa, mentre Umberto Croppi…
La novità è una e non è un museo che si avvia a vivere un periodo di incertezza. Questo è già successo in passato. La novità è che questo periodo di incertezza – magari condito dalla solita incapacità gestionale della politica – non è più tollerato dalla gente che si interessa di arte, non è […]
La novità è una e non è un museo che si avvia a vivere un periodo di incertezza. Questo è già successo in passato. La novità è che questo periodo di incertezza – magari condito dalla solita incapacità gestionale della politica – non è più tollerato dalla gente che si interessa di arte, non è più tollerato da coloro che in questo mondo vivono, lavorano, si ricavano onestamente da campare, costruiscono l’immagine culturale internazionale di una città e di un paese. Non è che vogliamo dire ai politici che sono uomini avvisati e dunque mezzi salvati, ma insomma quasi. Perché se un bel giorno un gruppo manco tanto sparuto di persone decidesse occupare il Macro o un qualsiasi altro spazio simbolico al fine di dimostrare all’amministrazione che gli spazi per la cultura sono sentiti come propri da tutta la città e che dunque bisogna averne cura, beh questo non ci suonerebbe propriamente come una sorpresa viste le voci che si rincorrono in queste ore.
Avete visto cosa hanno combinato, a Madrid, los indignatos? Non solo hanno fatto stravincere i Popolari alle elezioni, ma sono anche assurti alle cronache mondiali su tutta la stampa internazionale. E questo potrebbe essere un obbiettivo degli indignatos capitolini, stufi di musei gestiti alla carlona, biennali di scultura e monumenti papali prima messi, poi tolti, poi goffamente sottoposti a referendum.
Fin qui i rumors dalla piazza. Quanto ai rumors dal palazzo poco possiamo riportare. I nomi in circolo sono di estrazione così pazzescamente opposta (un pingue critico d’arte franco-milanese che appare sovente su Rai5 o magari un celebre portoghese che fino a qualche tempo fa dirigeva un noto museo nel southwark londinese…) che forse non vale la pena, per ora, neppure fare i nomi.
In tutto questo bailamme si innesta la figura di Umberto Croppi, assessore compianto durante il cui interregno tutto appariva andare per il verso giusto. I direttori non se ne sognavano di scappar via, potenti politici non proponevano mostre dei loro suoceri e le biennali di scultura non passavano neppure dall’anticamera del cervello di chi poi ha osato proporle. Croppi ha necessità di dire la sua sulla situazione che si sta venendo a creare in città ed in particolare al Macro. E lo farà in maniera formale, con una conferenza stampa che mercoledì 25, alle 13 alla Sala Umberto in Via della Mercede 50, punterà poco alla polemica politica e molto al contenuto. Una questione sopra tutte le altre? Perché le delibere di Giunta fatte approvare da Croppi che prevedevano la creazione della Fondazione Macro e la consegna a questa fondazione dei rimanenti spazi dell’ex Mattatoio sono state insabbiate dal Consiglio Comunale? Oppure: perché i finanziamenti destinati dal Comune al Macro hanno preso la strada della soprintendenza obbligando il museo a presentarsi con il cappello in mano per chiedere quel che gli è dovuto?
“L’ipotesi di dimissioni del direttore Barbero e lo stallo delle procedure amministrative per l’importante istituzione” – annuncia l’ex assessore – “rischiano di creare un danno irreversibile all’immagine della città che si stava accreditando come una delle capitali mondiali della cultura contemporanea”.
Danno irreversibile. Questo è ciò che la capitale d’Italia si sta giocando in queste ore…
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