La rivincita dell’eretico. È Alberto Ronchi l’assessore alla Cultura di Bologna
Le cronache dicono che il suo nome sia stato l’ultimo a uscire dal cilindro del neosindaco Virginio Merola, dopo giorni di riflessioni, analisi e consultazioni incrociate. E c’è da capirlo, il sindaco: aveva fra le mani il nome forse più scottante di un panorama generalmente tranquillo, come quello ancora abbastanza “bulgaro” della sinistra bolognese ed […]
Le cronache dicono che il suo nome sia stato l’ultimo a uscire dal cilindro del neosindaco Virginio Merola, dopo giorni di riflessioni, analisi e consultazioni incrociate. E c’è da capirlo, il sindaco: aveva fra le mani il nome forse più scottante di un panorama generalmente tranquillo, come quello ancora abbastanza “bulgaro” della sinistra bolognese ed emiliana in generale.
Alla fine il nome è uscito: sarà Alberto Ronchi il nuovo assessore alla Cultura del Comune di Bologna. Una nomina preceduta da molti batti-e-ribatti e smentite, un gioco delle parti un po’ alimentato dallo stesso interessato. Reduce da una fresca ferita inferta alle granitiche certezze delle sue parti: ex assessore alla Cultura della Regione con Vasco Errani, lo scorso anno non è stato riconfermato nel mandato, causando una mezza sommossa. Con tanto di appello firmato da circa centosettanta artisti, intellettuali, direttori di festival e di teatri e operatori culturali emiliano-romagnoli, da Francesco Guccini a Giuseppe Bertolucci, Paolo Fresu, Carlo Lucarelli, Pino Cacucci e moltissimi altri.
Da lì l’annuncio della rinuncia alle primarie bolognesi, ed il lancio di un’associazione-movimento “per discutere insieme di un progetto per la città di Bologna, bloccata da 15 anni”: Bologna città d’Europa.
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