Milano da vedere. Come esordio va bene, ora però MIA Fair deve crederci…
Un totale di circa 15mila visitatori in quattro giorni di programmazione, con oltre 800 accrediti stampa e una preview che da sola, nell’arco delle undici ore di apertura, ha avuto oltre 5mila presenze effettive. Niente male, per una rassegna alla prima edizione come MIA Fair, che al Superstudio Più a Milano ha riunito 230 espositori […]
Un totale di circa 15mila visitatori in quattro giorni di programmazione, con oltre 800 accrediti stampa e una preview che da sola, nell’arco delle undici ore di apertura, ha avuto oltre 5mila presenze effettive. Niente male, per una rassegna alla prima edizione come MIA Fair, che al Superstudio Più a Milano ha riunito 230 espositori e 194 artisti italiani e internazionali, provenienti da oltre 20 paesi.
Dati comunque incoraggianti per Fabio Castelli, l’ideatore della fiera dedicata alla fotografia e alla videoarte, affiancati all’interesse per lo schema insolito rispetto ad altre fiere, con le normali gallerie affiancate dalle proposte MIA, artisti selezionati dal comitato scientifico e presentati in mostre monografiche. Concept che qualcuno ha visto come migliorabile e ulteriormente da sviluppare, ma è normale per un evento al debutto. Che nel mirino deve ormai avere esempi come PhotoMadrid e Paris Photo…
Buoni i fondamentali, e il resto lo mette come sempre Milano, che non ha mancato di mettere il Superstudio al centro dell’attenzione, grazie anche a ospiti come Philippe Daverio, Giorgio Marconi, Andres Serrano, Andrea Galvani, Dieter Neubert, Elio Grazioli, Walter Guadagnini.
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