Al Valle si resiste, tra assemblee e spettacoli a oltranza. E Camilleri discute di rivolte…
Giù le mani dal Valle. Con questo grido di protesta è esplosa tutta la rabbia di un folto gruppo di occupanti, che dal 14 giugno sta presidiando il celebre teatro romano, divenuto simbolo delle proteste di intellettuali e artisti italiani in lotta per difendere la cultura. Ottenute alcune importanti garanzie, raggiunto un fondamentale traguardo legislativo, […]
Giù le mani dal Valle. Con questo grido di protesta è esplosa tutta la rabbia di un folto gruppo di occupanti, che dal 14 giugno sta presidiando il celebre teatro romano, divenuto simbolo delle proteste di intellettuali e artisti italiani in lotta per difendere la cultura. Ottenute alcune importanti garanzie, raggiunto un fondamentale traguardo legislativo, che affida il teatro al Comune di Roma, i rivoltosi continuano la loro avventura: a togliere le tende non ci pensano nemmeno, di interrompere l’azione non se ne parla. Si resta là, barricati dentro al Valle, lavorando a una serie di proposte concrete da allungare alle amministrazioni. In vista, soprattutto, della stesura del fatidico bando pubblico per l’affidamento della gestione del teatro.
E intanto, dopo intense giornate di impegno politico, alla sera che si fa? Si va in scena, che domande. Per questi (primi?) tre giorni di occupazione, s’è messo su un programma fitto di spettacoli, concerti, momenti di confronto on stage con attori, intellettuali, scrittori, musicisti. “La nostra volontà” ha dichiarato nelle scorse ore uno dei portavoce del gruppo di occupanti, “è di rispettare il percorso di occupazione in cui stiamo costruendo possibili ipotesi sul ‘come’ gestire il teatro. Per esempio che il bando sia fatto con trasparenza per nomine, che il teatro preveda percorsi formativi per artisti e un progetto serio di formazione del pubblico. Siamo nell’imbarazzo di dover porre questioni ovvie del vivere civile: che ci sia, cioè, un impegno nel rispettare e tutelare i diritti dei lavoratori”.
Questa sera sul palco ci è salito Andrea Camilleri, per parlare di rivolte e di risveglio civile, durante un’intervista speciale raccolta dall’attore Elio Germano: “Un popolo che rinuncia alla sua cultura è un popolo che piscia, per farle essiccare, sulle proprie radici”, ha affermato, flemmatico e solenne, lo scrittore siciliano. Artribune c’era, naturalmente, e ha messo da parte un po’ di materiali. Eccovi un video “rubato”, con un frammento del dialogo tra i due; e poi una manciata di foto che immortalano alcuni momenti della serata: la folla davanti all’ingresso, gli striscioni con gli slogan di protesta, il pubblico assiepato in sala tra poltrone e palchetti, alcuni degli artisti all’opera, tra cui lo stesso Germano interprete di Viaggio al termine della notte, l’attore-chanosonnier Andrea Rivera, e Maddalena Crippa che ha cantato Gaber. Si continua anche oggi, con assemblee, dibattitti e nuovi spettacoli, a partire dalle 20: in azione Andrea Cosentino, Sabina Guzzanti, Pino Marino, Giovanna Marini.
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