Anish Kapoor, le rotture e la mostra milanese che chiude “per ripristino”. Terzo (e ultimo?) atto
Era il 22 giugno, e la visita alla mostra di Anish Kapoor alla Rotonda della Besana si rivelava almeno in parte una delusione. Poiché My red Homeland, la grande opera posta al centro dello spazio milanese, consistente in un enorme braccio meccanico che lentamente doveva “modellare” la cera rossa, era ferma. Un accidente tecnico, come […]
Era il 22 giugno, e la visita alla mostra di Anish Kapoor alla Rotonda della Besana si rivelava almeno in parte una delusione. Poiché My red Homeland, la grande opera posta al centro dello spazio milanese, consistente in un enorme braccio meccanico che lentamente doveva “modellare” la cera rossa, era ferma. Un accidente tecnico, come avvertivano nero su bianco e a voce gli addetti alla biglietteria. I lettori di Artribune segnalavano inoltre che problemi analoghi si stavano verificando sia a Venezia (relativamente all’opera Ascension) che nell’altra sede meneghina della mostra, la Fabbrica del Vapore.
A stretto giro di posta, tramite la segnalazione dei curatori, arrivava la risposta dell’artista anglo-indiano. Che assomigliava parecchio, nella sua struttura logica, a quella che Freud chiamava “del paiolo bucato”. Nella parafrasi di Pier Aldo Rovatti: “Un tizio presta un paiolo e, quando gli viene restituito, si lamenta che è bucato. L’altro gli risponde che non è vero, che il paiolo era già bucato, e che poi lui non ha avuto in prestito alcun paiolo”. Nella fattispecie, Kapoor sostiene, nella sua lettera: 1. che gli spiace che il braccio sia fermo; 2. che comunque il movimento è inessenziale; 3. che il movimento è appena percepibile; 4. che ai visitatori non va comunicato alcunché; 5. che il braccio sarà riparato. Un ampio e per certi versi istruttivo dibattito seguiva questa seconda notizia, anche grazie al diretto intervento di uno dei curatori, Demetrio Paparoni.
Ora si giunge al terzo atto della storia (dramma o commedia, giudicate voi): la Repubblica, nelle sue pagine milanesi, dà conto della questione – citando il dibattito che si è svolto su Artribune – e il Comune di Milano, sul suo sito web, comunica che la sede della Besana resterà chiusa sino al 6 luglio compreso per il ripristino del corretto funzionamento dell’opera. E quei visitatori che hanno pagato il biglietto durante il “problema tecnico”? Potranno tornare alla Rotonda, e visitare gratuitamente la mostra. Sempre che non abbiano buttato il biglietto e che siano nuovamente in zona…
– Marco Enrico Giacomelli
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