E pure stavolta Cattelan non si presentò e mandò un video. Siamo sempre a raccontarvi quel che è successo a Festarch
Densa e ricca di colpi di scena e decine di incontri in simultanea, la terza giornata perugina di Festarch, megarassegna umbra dedicata all’architettura internazionale purtroppo un po’ depressa dalla concomitanza con la vernice della Biennale. In mattinata un’interessante conferenza di Michael Maltzan ha mostrato un nuovo lato di Los Angels che, per la prima volta, […]
Densa e ricca di colpi di scena e decine di incontri in simultanea, la terza giornata perugina di Festarch, megarassegna umbra dedicata all’architettura internazionale purtroppo un po’ depressa dalla concomitanza con la vernice della Biennale. In mattinata un’interessante conferenza di Michael Maltzan ha mostrato un nuovo lato di Los Angels che, per la prima volta, si sta ponendo il problema della densità. Così, ogni progetto dello statunitense, diventa l’occasione per creare microcosmi, pezzi di città nella città che, come una matrioska, stimolano la nascita di una comunità più coesa.
Nel pomeriggio è stata la volta del grande maestro Enzo Mari, un attore sul palco del teatro Morlacchi. Un intervento dai toni aspri, spesso politici e quasi anacronistici culminante nella frase “Se un architetto produce poco, distrugge poco!”. Poi spazio all’incontro con alcuni redattori di Being Abitare, per svelare i due prossimi numeri, oltre a quello su Jean Nouvel in fase di ultimazione. Ospiti attesi Bjarke Ingels – giovane danese fondatore nel noto studio Big – e Maurizio Cattelan, che manco a dirlo non si è presentato. E non a causa della Biennale che contemporaneamente si inaugurava a Venezia. La motivazione ufficiale recitava: “per la sua totale incapacità a parlare in pubblico”. Al suo posto un video – lo vedete qui sotto – ispirato al famoso L.o.v.e., con tanto di gestaccio ripetuto da suoi amici e fedeli sostenitori. La pubblicazione di Abitare, giura, sarà l’ultima. C’è da credergli?
E infine una donna, tra le più influenti del panorama architettonico mondiale. Odile Decq ha raccontato le sue città, Roma e Parigi, in un duello fatto di immagini e punti di vista. E ha svelato per la prima volta in pubblico le immagini top secret di bar e ristorante per l’Opéra Garnier, che inaugurerà alla fine di giugno. Un progetto fatto di linee sinuose che si sviluppano avvolgendo la struttura storica esistente – con il vincolo di non poterla toccare – creando un doppio livello. Un mezzanino che fluttua nello spazio da cui è possibile avere un punto di vista privilegiato per ammirare da vicino la cupola. Grandi lastre di vetro curvilineo seguono l’andamento irregolare delle pareti dell’Opéra, cercando di mediare tra contemporaneo e storico. Un progetto che, sicuramente, farà molto parlare di sé nei prossimi mesi.
– Zaira Magliozzi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati