Un refuso al cerchio, uno alla botte. E sulle traduzioni inciampa anche la Curiger Biennial…
Sì, lo sappiamo, passiamo per antipatici, e alla fine in certi casi manco ci dispiace più di tanto. Avevamo promesso di piantarla di fare le pulci ai refusi incrociati in giro per la Biennale? E invece ci siamo ricascati: perchè questa è troppo grossa, e poi perchè – dopo una messe di erroracci beccati al […]
Sì, lo sappiamo, passiamo per antipatici, e alla fine in certi casi manco ci dispiace più di tanto. Avevamo promesso di piantarla di fare le pulci ai refusi incrociati in giro per la Biennale? E invece ci siamo ricascati: perchè questa è troppo grossa, e poi perchè – dopo una messe di erroracci beccati al Padiglione Italia – stavolta capita sul fronte Curiger.
Capita che, in cerca di ILLUMInazioni nel padiglione centrale, arrivi alla sala dedicata a Pipilotti Rist, e – incuriosito dall’alta multimedialità annunciata dalle tre opere – getti uno sguardo alla targhetta. Finchè leggi la versione inglese tutto bene, riguardo alla tecnica utilizzata si citano fra l’altro “1 projector, 1 mount, 1 player…”. Poi però il patatrac: perché immediatamente sopra – ma era proprio necessario? – c’è la traduzione in italiano, e come potete vedere dalla foto, quel “1 player” diventa inesorabilmente un esilarante “1 giocatore”.
Risultato? Qualche visitatore frettoloso – possiamo testimoniare – ha pensato che le 3 installazioni fossero collegate in rete come scenografie di qualche gioco di ruolo. E l’altrettanto frettoloso redattore continuerà a sottovalutare il fatto che l’inglese ne presenta spesso, di trappolette simili, equiparando “giocatore” a “riproduttore” (di dvd, si suppone). Certo, se istituzioni come la Biennale continuano ad utilizzare i traduttori di Google, allora poi non si lamentino dei tagli ai fondi!
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