A vuoto gli ultimi tentativi di salvataggio. Si conclude con la liquidazione la parabola della Casa d’Aste Finarte
La crisi ha origine nel 2005, con una drastica diminuzione del numero delle aste nel giro di quattro anni, e il dimezzamento del fatturato annuale. I bilanci cominciano così a chiudersi in rosso, e si arriva alla sospensione dalla borsa nel 2010. Nel primo semestre del 2011 la situazione continua a peggiorare, costringendo alla liquidazione […]
La crisi ha origine nel 2005, con una drastica diminuzione del numero delle aste nel giro di quattro anni, e il dimezzamento del fatturato annuale. I bilanci cominciano così a chiudersi in rosso, e si arriva alla sospensione dalla borsa nel 2010. Nel primo semestre del 2011 la situazione continua a peggiorare, costringendo alla liquidazione della società. Questo l’ultimo atto della parabola di Finarte Casa D’Aste, la cui Assemblea degli Azionisti dello scorso 30 giugno ha approvato all’unanimità il bilancio al 31 dicembre 2010, che vede la società in perdita di 4 milioni di euro, rispetto alla perdita dell’anno precedente di 3.4 milioni. Vari i tentativi per salvarla: chiusura delle sedi, riduzione del personale e infine il coinvolgimento di nuovi soci. Ma a fine giugno, non essendo emerse proposte concrete che consentissero di superare la situazione in cui si è venuta a trovare la società, è stato nominato un liquidatore nella persona di Giuseppe Tampalini.
Finarte era stata fondata nel 1959 dal banchiere milanese Gian Marco Manusardi, occupando un ruolo di assistenza ai collezionisti e operatori nell’acquisto nella vendita di opere d’arte, settore allora inesplorato da parte delle banche. Finarte fu la prima al mondo ad operare finanziamenti in un campo che non aveva alcun credito presso le istituzioni bancarie, attraverso il finanziamento alle attività degli operatori del settore e le rateizzazioni negli acquisti. Nel 1981 aveva incorporato la casa d’aste Manzoni, avviando una grande espansione che portò a costituire una seconda sede milanese. Nel 1983 assieme a Lloyd Adriatico Assicurazioni inizia l’investimento in opere d’arte nel medio-lungo periodo.
Nel 1988 Finarte continua la sua espansione acquisendo la casa d’aste Pitti di Firenze con il preciso obbiettivo di far sentire la propria presenza nel centro Italia, mentre l’anno successivo raggiunge il suo massimo storico, con un giro d’affari di circa 150 miliardi di lire. Negli anni di massima espansione, richiama l’interesse di finanzieri quali Francesco Micheli e Giorgio Corbelli, che ne era ancora Presidente e Amministratore delegato. Dal mese di luglio 1990 era quotata alla borsa valori di Milano, e nel 2002 era stata approvata la fusione per incorporazione della società Semenzato Casa d’Aste.
– Martina Gambillara
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