Quando la cultura i tagli se li merita tutti. Al Ministero dei Beni Culturali sottraggono 400 milioni di euro. E fanno bene
L’argomento è emerso qualche giorno fa quando, a Roma, il ministro Galan ha preso parte alla presentazione dell’apertura complessiva degli spazi di Palazzo Barberini, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma. “Non ci saranno tagli orizzontali su cultura e istruzione per il prossimo anno“, flautava rincuorato il ministro, “però c’è una cosa – ammoniva – rispetto […]
L’argomento è emerso qualche giorno fa quando, a Roma, il ministro Galan ha preso parte alla presentazione dell’apertura complessiva degli spazi di Palazzo Barberini, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma. “Non ci saranno tagli orizzontali su cultura e istruzione per il prossimo anno“, flautava rincuorato il ministro, “però c’è una cosa – ammoniva – rispetto alla quale non ho argomenti per oppormi“. Questa cosa sarebbe il taglio dei cosiddetti “residui passivi” ovvero dei quattrini stanziati negli anni, per vari progetti, e mai spesi. Rimasti appesi, incagliati, inutilizzati. Questi soldi potrebbero essere sottratti al Ministero e utilizzati altrove. L’incapacità di spendere i denari che si hanno a disposizione è uno dei guai più incredibili e paradossali della pubblica amministrazione, un danno ancora maggiore della penuria di risorse. Ci si mette di mezzo la burocrazia, la legislazione impossibile, ma – più spesso – la presenza di funzionari e dirigenti lavativi e incapaci.
Ebbene avete una vaga idea di quanti siano i soldi che il Ministero ha per lui accantonati, ma che non è riuscito a spendere? Avete un’idea dei soldi che dovrà restituire all’erario affinché lo Stato li impieghi su cantieri e progetti pronti a partire? Qualcosa come 400 milioni di eurini sonanti. Dunque ci sono poche risorse o ci sono poche persone in gamba ad impiegare le risorse esistenti?
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