Ah già, c’è pure il Tibet: artisti in marcia a Venezia per il Dalai Lama
Beh, se ci fosse stato Richard Gere c’è da giurare che l’appuntamento avrebbe raccolto decine di partecipanti e gli onori delle testate generaliste. Ad ogni buon conto i diritti civili, in senso lato, “tirano”; e tira pure il Tibet, sempre in senso lato. Il milanese Ruggero Maggi, habitué dei padiglioni collaterali della Biennale di Venezia […]
Beh, se ci fosse stato Richard Gere c’è da giurare che l’appuntamento avrebbe raccolto decine di partecipanti e gli onori delle testate generaliste. Ad ogni buon conto i diritti civili, in senso lato, “tirano”; e tira pure il Tibet, sempre in senso lato. Il milanese Ruggero Maggi, habitué dei padiglioni collaterali della Biennale di Venezia (due edizioni orsono omaggiò Pierre Restany) ha messo in piedi l’eticamente meritorio Padiglione Tibet, che domani celebra il proprio finissage in performance.
Alle 10 del mattino marcia silenziosa di amici artisti e sostenitori dalla sede del padiglione, a Palazzo Ca’ Zanardi, fino al Padiglione Cina, tutti con maschera raffigurante il volto sorridente del Dalai Lama, per un’azione ironicamente battezzata Inviso. In serata la dispersione rituale del mandala che i monaci tibetani chiamati da Maggi hanno realizzato per celebrare il compleanno dello stesso Dalai Lama. Il tutto nel ricordo di Tsewang Norbu, monaco che ha recentemente testimoniato attraverso il suicidio l’irrisolto dramma tibetano.
– Francesco Sala
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