E se anche la Cina non fosse più garanzia di successo per un’asta? Da Sotheby’s Hong Kong seconda tranche per la Meiyintang Collection
La speranza è quella di dare uno scossone al mercato, e di non ripetere i risultati deludenti della prima parte tenutasi ad aprile. Sì, perché non basta dire Cina per garantirsi il successo, anche se accade sempre più spesso: è quello che si augura Sotheby’s, che a ottobre riproporrà la vendita della Collezione Meiyintang di […]
La speranza è quella di dare uno scossone al mercato, e di non ripetere i risultati deludenti della prima parte tenutasi ad aprile. Sì, perché non basta dire Cina per garantirsi il successo, anche se accade sempre più spesso: è quello che si augura Sotheby’s, che a ottobre riproporrà la vendita della Collezione Meiyintang di importanti porcellane cinesi, un vero e proprio test della tenuta del mercato delle antichità in questa seconda metà del 2011.
L’asta della prima parte della collezione aveva presentato risultati al di sotto delle aspettative. 23 lotti su 77 risultarono invenduti, inclusi i due highlights della vendita, totalizzando un terzo della stima prevendita. Il motivo era stato individuato nell’introduzione dei depositi per le vendite oltre il milione per far fronte al problema del mancato pagamento da parte dei compratori, scoraggiando così gli acquisti ai livelli più alti di prezzo.
Ora sono stati scelti 41 pezzi tra i più rari e imponenti, maggiormente rappresentativi delle Dinastie Ming e Qing, dal XV al XVIII secolo. La collezione Meiyintang viene considerata la più grande collezione di porcellane in mani private, ed è stata creata in 50 anni da due fratelli svizzeri, Stephen e Gilbert Zuellig, sul consiglio dell’esperto Edward Chow e di Giuseppe Eskenazi. Comprende oltre duemila pezzi datati dal Neolitico alla Dinastia Qing.
Nell’asta del prossimo autunno, tra i lotti più importanti vedremo uno dei più rari esemplari di vasi della Dinastia Ming del periodo Yongle, stimato 10.3-12.8 milioni di dollari, importante per le sue dimensioni e per la complessità delle decorazioni.
– Martina Gambillara
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