Biennale contro Biennale: da Torino nuove menate per il povero Sgarbi
Sembra di essere tornati al 2006, alla guerra tra poveri sui resti della Democrazia Cristiana: con Buttiglione, Casini, Rotondi e Giuseppe Pizza a litigarsi nome e marchio della Balena Bianca a suon di carte bollate, salvo spartirsi percentuali elettorali da prefisso telefonico. A finire nella trappola dei marchi registrati, a questo giro, è Vittorio Sgarbi; […]
Sembra di essere tornati al 2006, alla guerra tra poveri sui resti della Democrazia Cristiana: con Buttiglione, Casini, Rotondi e Giuseppe Pizza a litigarsi nome e marchio della Balena Bianca a suon di carte bollate, salvo spartirsi percentuali elettorali da prefisso telefonico. A finire nella trappola dei marchi registrati, a questo giro, è Vittorio Sgarbi; “inguaiato” (ma siamo certi non perderà il sonno la notte) dall’involontaria complicità di giornalisti un po’ superficiali.
Nel raccontare la sorte del Padiglione Regionale del Piemonte non pochi cronisti, non solo locali, parlano per comodità di Biennale del Piemonte: così tutti capiamo a cosa ci riferiamo. E invece no, replica Riccardo Ghirardini: architetto in Torino che nel 2002 ha ideato e depositato il marchio per l’unica, vera, originale Biennale d’Arte Moderna e Contemporanea del Piemonte. Accreditata presso il MiBAC e sostenuta da finanziamenti regionali, si tiene regolarmente in sedi varie con opere di nomi fichi (Ron English e Shepard Fairey) e meno fichi. Roboante incontro con la stampa organizzato al Circolo dei Lettori di Torino, il 22 settembre, per rivendicare la titolarità sul brand e la contestuale presentazione della “sua” Biennale, che inaugura in due tappe proprio tra fine settembre e i primi di ottobre: queste le mosse di Ghirardini, che cadono in straordinaria coincidenza temporale con le presunte inaugurazioni sgarbiane. Aggiungendo confusione a confusione su quale sia, cosa sia, quando sia la costola del Padiglione Italia in Piemonte.
Mentre i nodi vengono al pettine anche in una delle annunciate sedi “autunnali” del carrozzone di Sgarbi, la Castiglia di Saluzzo. In teoria la data d’inaugurazione era fissata per il 26 settembre, ragion per cui è stata rimandata sine die la mostra Adesso bisogna fare gli italiani curata da Martina Corgnati per l’IGAV – Istituto Garuzzo per le Arti Visive. Fervono dunque i preparativi? Ovviamente no, tutto tace, almeno per ora; ma conoscendo le tempistiche sgarbiane, non è detto che non si allestisca in un paio di giorni. Intanto si è proceduto al riallestimento della collezione dell’Istituto – nella gallery, alcuni scatti del work in progress -, affidata ad Alessandro Demma, che pare oramai entrato in grande feeling con i castelli dei dintorni torinesi.
Appuntamento per la vernice sabato 10 settembre. Il 25 invece tocca ad Alessandria: pure qui ci sarà un Padiglione sgarbiano, con il nostro atteso per un blitz mica da ridire (o forse semplicemente ridicolo) … alle 12 la conferenza stampa, alle 17 dello stesso giorno l’inaugurazione. Una mossa che avrebbe avuto senso giusto negli anni d’oro de La Notte, quando c’erano i quotidiani del pomeriggio: si dice che le conferenze stampa debbano anticipare gli eventi così che la gente sappia dell’evento stesso e ci vada. In cinque ore è dura diffondere notizie.
Torino e Miradolo; ancora Torino e Saluzzo, ora Alessandria: i padiglioni della Biennale, in Piemonte, vengono su come i funghi. O come le metastasi.
– Marco Enrico Giacomelli e Francesco Sala
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