Cento giorni a Venezia. Stefano Cagol torna performer alla Chiesa di San Gallo, ecco foto e video
Il pubblico entra e si dispone lungo le pareti cercando con le mani un punto d’appoggio lungo le pareti della piccola chiesa di San Gallo. Buio assoluto. Silenzio assoluto. Poi, d’un tratto, una fiamma, accencante, illumina la stanza che un tempo fu luogo sacro e rende visibili tre piccole piramidi di metallo, piegate come origami. […]
Il pubblico entra e si dispone lungo le pareti cercando con le mani un punto d’appoggio lungo le pareti della piccola chiesa di San Gallo. Buio assoluto. Silenzio assoluto. Poi, d’un tratto, una fiamma, accencante, illumina la stanza che un tempo fu luogo sacro e rende visibili tre piccole piramidi di metallo, piegate come origami. Hanno forme e dimensioni diverse, si dispongono sul pavimento formando una casuale combinazione.
L’artista impugna la fiamma e si muove adagio nel tentativo di sciogliere gli spigoli, forse di smussare angoli. Tutto si svolge con rapidi bagliori. Fiammate fulminee, direzionate sulla cima di quei tre piccoli monti. In pochi minuti il lavoro è svolto e si riaccende il video Il Concilio, che Stefano Cagol – è lui l’artista – ha ideato per questa Biennale di Venezia, e che ora, dopo cento giorni, ripropone per quanti si erano persi la performance nei tumultuosi giorni di vernice. Qui, un uomo immerso fino alle ginocchia nella neve compare e si dissolve. Un fuoco in mano. Un tentativo di sciogliere cumuli di neve, sciogliere forse qualche angolo ghiacciato, dimenticato e lontano dalla civiltà, dalla vita di tutti i giorni.
Un linguaggio fatto di elementi: fuoco nelle mani, acqua e neve, terra e vento nel video. La neve non si scioglie, l’uomo non lascia alcuna impronta del suo passaggio, l’artista ripone il fuoco e nel buio silenzioso le immagini nordiche del suo video.
– Chiara Casarin
www.concilio-biennalevenezia.org
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati