Folgorato sulla via di Rivoli. Grazie a Robin Rhode, l’assessore Coppola cambia idea sul museo
Vedere centinaia ragazze e ragazzi in un museo non capita tutti i giorni. Se poi capita di vederli in un museo che più o meno tutti (dalla politica al giornalismo, dall’istruzione ai curatori ai fondatori di fiere) danno per spacciato a causa dei direttori del museo stesso, allora c’è qualcosa che non funziona. Che non […]
Vedere centinaia ragazze e ragazzi in un museo non capita tutti i giorni. Se poi capita di vederli in un museo che più o meno tutti (dalla politica al giornalismo, dall’istruzione ai curatori ai fondatori di fiere) danno per spacciato a causa dei direttori del museo stesso, allora c’è qualcosa che non funziona. Che non funziona nel “metodo Boffo” col quale si sta accerchiando la direzione Bellini-Merz del Castello di Rivoli, parlando di tutto fuorché di quel che avviene nel museo. Insomma, tanto “giornalismo” a tesi e pochi fatti.
Capita allora che, grazie alla “performance” odierna di Robin Rhode con quei giovani (Paries Pictus è il titolo della mostra, che prosegue fino al 6 novembre) e grazie a un Dipartimento educazione che è fra i migliori del continente, anche l’assessore regionale alla cultura, Michele Coppola – quel Coppola che negli ultimi giorni aveva fatto dichiarazioni allarmanti, che su Artribune abbiamo seguito passo passo e che potete ripercorrere lungo i link in calce a questo articolo -, cambi parere con una sterzata da rally. E parli del Castello come di una “eccellenza da sostenere”, e che addirittura sposi la tesi tanto sostenuta dai due direttori e da Anna Pironti – da metà degli anni ’80 a capo del settore educativo -, ovvero di voler portare avanti un museo che sia anche e soprattutto “spazio della socialità e dell’esperienza attiva”.
Sarà che all’ora di pranzo si è tutti più buoni, e allora ci sono le foto alla “tre moschettieri” e gli entusiasmi che si diffondono. Con Andrea Bellini – il maggiore “sponsor” del progetto – che ovviamente è raggiante per le parole di Coppola, e con Robin Rhode che dà il proprio sostegno (anche economico, visto che tutta l’operazione è stata a costo zero per il Castello) a un luogo così “inclusivo”.
Ora è tempo delle domande: vale la pena chiudere il terzo piano del museo per organizzare eventi del genere oppure è meglio avere sempre tutto bello lindo ma desertico, come sembra preferire certa stampa? E soprattutto: l’assessore Coppola si è ricreduto “sul campo”, magari scostando l’orecchio da qualche consigliere troppo interessato?
Intanto a Rivoli ribadiscono come si tratti di uno dei pochi musei che non perde pubblico (i dati sono quelli dell’Amaci) e che, nonostante le difficoltà economiche, le iniziative – quelle di cui si parla poco, troppo poco – sono innumerevoli: la grande mostra sull’Arte Povera, la collaborazione con il Museo del Cinema per promuovere la giovane videoarte italiana, l’esportazione delle mostre di Luigi Ontani e Piero Gilardi, il progetto sulle Scatole viventi, un grande convegno su trent’anni d’arte a Torino…
Nei prossimi giorni si vedrà come evolve la situazione. E magari le pagine locali di La Stampa e La Repubblica inizieranno anche a occuparsi del vero “scandalo” che affligge il Piemonte espositivo, ossia quel Padiglione Italia regionale targato Sgarbi (con l’inevitabile coinvolgimento di Luca Beatrice più o meno sotto traccia) che continua a riservare non poche sorprese. Qualcuno ha forse visto la lista degli artisti delle mostre che dovrebbero aprire tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima, fra Saluzzo e Alessandria? Per non parlare delle mostre a Miradolo e Torino, passate, come si suol dire, in cavalleria. Non pervenute.
– Marco Enrico Giacomelli
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