Il cinema celebra Gerhard Richter. Arriva a Toronto la pellicola che svela tutti i segreti del grande artista tedesco
Per molti è lui il più grande pittore vivente al mondo. Scomparsi anche Lucian Freud e Cy Twombly, Gerhard Richter si contende con pochissimi altri lo scettro di numero uno tra la rosa dei pittori contemporanei ancora in vita (si veda anche il sondaggio di Artribune, qui sotto). Un talento straordinario, celebrato dai maggiori Musei […]
Per molti è lui il più grande pittore vivente al mondo. Scomparsi anche Lucian Freud e Cy Twombly, Gerhard Richter si contende con pochissimi altri lo scettro di numero uno tra la rosa dei pittori contemporanei ancora in vita (si veda anche il sondaggio di Artribune, qui sotto). Un talento straordinario, celebrato dai maggiori Musei internazionali: in cinquant’anni di carriera Richter, oggi quasi ottantenne, ha regalato una pittura commossa, intensa, risolta in un’affascinante crasi tra astrazione e rappresentazione, illusione e realtà, immanenza della cosa e trascendenza dell’immagine.
A lui la regista tedesca Corinna Belz ha dedicato i suoi ultimi due anni di lavoro, buttandosi anima e corpo in un progetto complesso. Gerhard Richter Painting è la pellicola di 97 minuti scaturita da un lungo percorso accanto all’artista, sorta di cine-ritratto costruito nel tempo, grazie a un progressivo e delicato avvicinamento ai luoghi, i tempi, le abitudini e il pensiero del maestro.
Lui, da sempre restio ad interviste e telecamere, schivo, taciturno, affatto mondano, si è concesso via via allo sguardo della film maker, consentendole di entrare nel suo grande studio, di immortalare il processo creativo del suo lavoro, di ascoltare i suoi racconti, le sue riflessioni, le sue verità sull’arte sempre ammantate da un disincantato e granitico dubbio: “Io non credo in nulla”, dichiarò una volta. E così, anche nei dialoghi con Belz, o in quelli – accuratamente ripresi – con il suo gallerista, Marian Goodman, e con vari critici e collaboratori – Richter lascia sempre sottesa questa straziante consapevolezza: nulla può esser detto, svelato o spiegato intorno alla pittura.
Ma non c’è solo il mistero del gesto pittorico al centro del docufilm. Gerhard Richter si sofferma sulla sua storia personale, l’educazione comunista, il periodo della propaganda nazista, la fuga con la moglie da Dresda verso la Germania Ovest, l’edificazione del muro di Berlino, gli studi a Dusseldorf, i rappporti con Polke e Baselitz, fino all’avventura nella Cattedrale di Colonia, di cui ha recentemente ridisegnato le grandi vetrate riproducendo il suo celebre dipinto del ‘77, 4096 Colours, con migliaia di tasselli di vetro.
Il film, presentato lo scorso sabato al Festival di Toronto, con replica lunedì 12, avrà un’ultima proiezione il prossimo 18 settembre presso la sala Jackman Hall della Art Gallery of Ontario.
– Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati