Il Rinderhalle, ovvero la Pelanda di Vienna. Serve una Pecha Kucha Night per scoprire uno straordinario spazio per il contemporaneo…
Può sembrare l’estrema resistenza del reale sullo strapotere dei social network: formula giapponese e marchio mondiale. Il Pecha Kucha, come è noto, consiste in una sorta di happening “teatrale” in cui delle persone presentano ad una platea di uditori interessati i propri curricula professionali con proposte e progetti di lavoro in campi creativi come l’architettura, […]
Può sembrare l’estrema resistenza del reale sullo strapotere dei social network: formula giapponese e marchio mondiale. Il Pecha Kucha, come è noto, consiste in una sorta di happening “teatrale” in cui delle persone presentano ad una platea di uditori interessati i propri curricula professionali con proposte e progetti di lavoro in campi creativi come l’architettura, il design, l’arte, la moda, il business, avvalendosi di diapositive. Il relatore di turno sale su una pedana, riflettori puntati, microfono acceso, buio in sala e via. Regola canonica: 20×20, venti diapositive proiettate su grandi schermi per venti secondi ciascuna, per un totale di 6’40’’, dopo di che stop e avanti il prossimo. Il metodo l’hanno ideato due architetti europei che vivono e lavorano a Tokyo da molti anni.
Al Pecha Kucha Night – così si chiamano questi eventi – svoltosi l’altra sera a Vienna per oltre una dozzina di performer con una netta prevalenza femminile, l’atmosfera era da party, con dj e bar (non gratis) a bordo campo. Il totem del doppio “venti” ha dettato legge anche sull’orario d’inizio, fissato appunto alle 20 e 20… almeno sulla carta!
Tutto qui? No, l’attrazione maggiore,infatti, l’ha offerta il luogo stesso dell’evento, il Rinderhalle, un monumentale padiglione ottocentesco a forma basilicale, stupefacente per dimensioni (29mila mq, come l’intera area su cui sorge il Maxxi di Roma), situato in una zona semiperiferica entro l’area dell’antico mercato bovino ora diventata di alto interesse immobiliare, e ribattezzata Neu Marx. Invece, il Rinderhalle – che era una sorta di hangar del bestiame – è stato salvato dall’abbattimento; ovvio l’utilizzo, almeno parziale, che ne dovrebbe derivare. In effetti, per l’occasione, un’ala di esso, oltre alla esigua sala allestita per il Pecha Kucha Night, era animata da alcune proiezioni video che balenavano da una sconfinata oscurità ambientale suggerendo arcaiche visioni mitologiche.
– Franco Veremondi
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