Italiane da esportazione crescono. Dopo anni a Vassivière Chiara Parisi si guadagna la Capital. E lei il nuovo direttore del programma culturale del Monnaie di Parigi
A vedere il famoso bicchiere mezzo vuoto viene da considerare: continua inarrestabile la diaspora dei “cervelli” italiani. A volerlo invece vedere mezzo pieno: allora non è vero che l’Italia è un ectoplasma sulla scena internazionale dell’arte contemporanea, è il suolo patrio ad essere forse un po’ arido. Perché diciamo questo? Perché cominciano ad essere tanti […]
A vedere il famoso bicchiere mezzo vuoto viene da considerare: continua inarrestabile la diaspora dei “cervelli” italiani. A volerlo invece vedere mezzo pieno: allora non è vero che l’Italia è un ectoplasma sulla scena internazionale dell’arte contemporanea, è il suolo patrio ad essere forse un po’ arido.
Perché diciamo questo? Perché cominciano ad essere tanti i casi in cui la manodopera nostrana dimostra di essere apprezzata e ben valorizzata all’estero. Ci limitiamo a un paio di casi: uno è quello stranoto di Massimiliano Gioni e sulla sua prestigiosa carriera oltre oceano, l’altro – più fresco – quello di Alfredo Cramerotti, approdato in Galles dopo aver co-diretto Manifesta e dopo altre esperienze fra Germania e Inghilterra.
Ma la lista è ben più lunga, ed ora si ampia ulteriormente con la notizia della nomina di Chiara Parisi a nuovo direttore del programma culturale del Monnaie di Parigi. Per la verità la curatrice romana era già nel plotone degli “emigranti”: per sette anni ha infatti diretto il Centre international d’art et du paysage de l’île de Vassivière, portando negli spazi progettati da Aldo Rossi artisti del calibro di Marisa Merz, Tino Sehgal, Michael Sailstorfer, Claude Lévêque, Cyprien Gaillard, Oscar Tuazon, Rosa Barba, Thomas Houseago, realizzando un totale di ventidue mostre, e continuando quel magnifico progetto di arricchimento del bosco di sculture permantenti (nel quale figurano i nomi di Michelangelo Pistoletto e Nico Vascellari) che rende il Centre international un unicum a livello mondiale. Ed inserendo il centro d’arte in una dinamica internazionale, grazie alle collaborazioni con strutture come il il Palais de Tokyo, il Modern Art di Oxford, l’Ikon Gallery di Birmingham, il Mart di Rovereto, la Galleria Civica di Trento, ed a progetti nell’ambito delle biennali di Venezia, Atene e Istanbul.
Ora la vedremo impegnata in questa nuova esperienza curatoriale che segna il passaggio da una zona periferica – seppur inserita pienamente in un contesto internazionale – ad una realtà metropolitana densa di eventi e di spazi espositivi. Ed anche dei suoi progetti si parlerà nella sua intervista, che troverà spazio sul prossimo numero di Artribune Magazine.
– Alessandro Marzocchi
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