Torino, si ricomincia. Una manciata di gallerie inaugurano all’unisono. Con ottima partecipazione di pubblico e buon livello di proposte artistiche
Niente mappa ma molto gente. Si potrebbe sintetizzare così l’inaugurazione collettiva torinese che si è svolta ieri sera, senza l’ormai consueta mappetta targata TAG – Torino Art Galleries, ma con parecchie persone che affollavano le personali sparse principalmente nel classico Borgo Nuovo. Qualche foto l’abbiamo scattata, e le mostre alle quali si riferiscono sono una […]
Niente mappa ma molto gente. Si potrebbe sintetizzare così l’inaugurazione collettiva torinese che si è svolta ieri sera, senza l’ormai consueta mappetta targata TAG – Torino Art Galleries, ma con parecchie persone che affollavano le personali sparse principalmente nel classico Borgo Nuovo. Qualche foto l’abbiamo scattata, e le mostre alle quali si riferiscono sono una manciata fra quelle che aprivano in serata (anzi, diremmo quasi nottata, poiché in molti hanno deciso di lasciare le porte aperte sino all’ultimo visitatore).
Fotografia soprattutto da Marena Rooms, dove la personale è quella di Maura Banfo, che si districa fra enormi particolari, fiori attorniati da un nero incombente e deliziosi lavori su carta carbone (una tecnica inedita per la torinese). Pure Eva Frapiccini è nota per l’uso della fotografia, ma da Alberto Peola fa ben altro: ricostruisce la vita di un negletto scienziato che proprio a Torino scomparve (e non è un eufemismo per dire “morì”) nel 1991. Un gran bel video e, a supporto di esso, lettere autografe, ciondoli, libri… Da leggere soprattutto il “foglio di sala”, fondamentale per comprendere tutta l’operazione.
Norma Mangione propone l’ultima ricerca di Francesco Barocco, e si fanno notare soprattutto quei deliziosi gattini su tela, “decorati” con maniglie e altri ammennicoli in ottone. A poca distanza, Sergio Bertaccini nella sua In Arco gioca la carta sicura di Andy Warhol, con la serie di lavori con falce-e-martello che fanno la loro bella figura così in sequenza. Il botto lo fa però Franco Noero, con una mostra strepitosa di Martino Gamper. Un mese e mezzo di vita nella Fetta di Polenta, svuotata per l’occasione e ri-riempita dallo stesso Gamber con mobili e accessori degli anni ’50 e ’60 genialmente decostruiti e ricostruiti alla sua maniera. Ultima tappa, il neonato spazio di Paludetto junior in una zona più defilata rispetto a quelle più hot del panorama torinese. Sostanzialmente un’ampia vetrina, dove fanno bella mostra di sé due grandi lavori di Francesco Sena. Auguriamo ai Paludetto che il cantiere dirimpetto chiuda rapidamente.
– Marco Enrico Giacomelli
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