À la guerre, comme à la guerre. Altro che aprire musei. Ed anche Parigi si trovò a lottare con gli Occupy Musée d’Orsay
Mentre otreoceano assistiamo ogni giorno alle manifestazioni legate al movimento Occupy Wall Street (ed alla sua controparte culturale, Occupy Museums), anche in Europa sembrano moltiplicarsi gli episodi di protesta nei confronti della cattiva gestione delle risorse culturali. In Italia, come è noto, non c’è sicuramente da spassarsela – è notizia di questi giorni quella di un […]
Mentre otreoceano assistiamo ogni giorno alle manifestazioni legate al movimento Occupy Wall Street (ed alla sua controparte culturale, Occupy Museums), anche in Europa sembrano moltiplicarsi gli episodi di protesta nei confronti della cattiva gestione delle risorse culturali. In Italia, come è noto, non c’è sicuramente da spassarsela – è notizia di questi giorni quella di un altro crollo a Pompei -, ma anche i francesi recentemente hanno i loro motivi per lamentarsi.
Il Musée d’Orsay doveva inaugurare in questi giorni i propri spazi completamente rinnovati, frutto di un intervento durato diciotto mesi e costato la bellezza di ventotto milioni di euro, ma uno sciopero dei dipendenti del museo ne ha impedito per tre giorni la riapertura. Sulla porta di ingresso un cartello che recita “Il Musée d’Orsay è pronto ad aprire le proprie porte. Ma non è stato assunto personale aggiuntivo! Al contrario, il numero dei dipendenti continua a diminuire…la situazione non è accettabile”.
Com’è chiaro, gli autori dello sciopero si lamentano dei continui tagli al personale dovuti alla politica di austerity del governo francese, il quale, come quasi tutti i governi del mondo, appena ha sentito parlare di debito e di crisi, non ha perso tempo ad effettuare pesanti tagli al patrimonio culturale. “Quanti milioni è costato il loro rinnovamento? Avrebbero potuto assumere qualche persona in più. Ma qui, hanno fatto una cosa positiva da un lato, e qualcosa di completamente scorretto dall’altro lato!”, ha dichiarato un’anonima portavoce della protesta.
La scelta di attuare lo sciopero proprio in occasione della riapertura del museo ha dato enorme visibilità alla protesta ed alle cause dei dipendenti, creando non pochi disagi al pubblico pagante assiepato di fronte all’entrata dell’ex Gare d’Orsay. Se avete in mente un’weekend a Parigi, attenzione alle prossime news sulla questione. Potreste imbattervi in una chiusura totale dei musei. Di questi tempi non si sa mai quanti sostenitori possa raccogliere questo tipo di protesta…
– Alessandro Marzocchi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati