Dubai come New York e Londra. Successo e record per l’asta Christie’s di Arab, Iranian and Turkish Art
Respiro internazionale a Dubai per l’asta Modern and Contemporary Arab, Iranian and Turkish Art del 25 e 26 ottobre, con Christie’s che ha proposto lo stesso modello newyorchese e londinese dell’asta in due parti, Evening Sale e Day Sale, sulla scia della crescente importanza che sta assumendo questo mercato per l’arte. La prima parte ha […]
Respiro internazionale a Dubai per l’asta Modern and Contemporary Arab, Iranian and Turkish Art del 25 e 26 ottobre, con Christie’s che ha proposto lo stesso modello newyorchese e londinese dell’asta in due parti, Evening Sale e Day Sale, sulla scia della crescente importanza che sta assumendo questo mercato per l’arte. La prima parte ha visto i 38 lotti aggiudicati per un totale di 4.9 milioni di dollari, contro la stima pre-vendita di 4.5, mentre la seconda parte ha visto 119 opere a prezzi più accessibili aggiudicate a 2.3 milioni di dollari contro la stima di 2 milioni. Compratori molto eterogenei, da ben dieci diverse nazioni, con una percentuale di compratori internazionali del 35% e del 65% mediorientali.
Tre dei Top Ten Lots sono opere di artisti contemporanei, un chiaro segnale del crescente interesse verso questo comparto. Al primo posto troviamo Sohrab Sepehri (Iran, 1928-1990), con Untitled (from the Tree Trunk Series), venduto a $662.500 contro la stima di $250-300mila; poi Mahmoud Said (Egitto, 1897-1964), Petite fille d’Assiout, venduto a $650mila con una stima di $250-300mila. I cinque lotti di arte turca hanno raggiunto ottimi risultati, con un totale di 353mila dollari con quattro record per gli artisti, tra cui il Top Lot di Azade Köker, The Apple, venduto a $122.500 contro una stima prevendita di $70-90mila.
La seconda parte invece ha visto brillare il giovane artista egiziano Ahmed Askalany (1978), con Kissing, venduto ad un collezionista europeo a $68.500. Stessa cifra per Aydin Aghdashloo (Iran, 1940), con Untitled (From the Memories of Destruction series) del 2010.
– Martina Gambillara
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