Paolo Baratta non c’è più, evviva Paolo Baratta. Come riciclare l’ormai ex presidente della Biennale di Venezia? Se vi viene in mente un nome migliore come prossimo ministro dei Beni Culturali, francamente a noi no…
Montezemolo lo ha detto, l’altro giorno, nello sgrossare la sua voglia di scendere in politica (ehm… com’era quella storia della padella e della brace?): ha detto che occorre una mobilitazione civica – giusto! – che ci vuole un impegno di tutte le eccellenze del paese – giusto! – e che però non bisogna escludere i […]
Montezemolo lo ha detto, l’altro giorno, nello sgrossare la sua voglia di scendere in politica (ehm… com’era quella storia della padella e della brace?): ha detto che occorre una mobilitazione civica – giusto! – che ci vuole un impegno di tutte le eccellenze del paese – giusto! – e che però non bisogna escludere i politici, gli amministratori, i grand commis della vecchia gestione che si sono distinti per qualità ed efficacia. Ed anche questo è giusto, perché, se cambiamento ci sarà non ci potrà essere cambiamento peggiore nell’azzerare tutto il passato per gettarsi in un futuro privo di basi solide. Fu l’errore del 1993/1994 e le conseguenze, atroci, le vediamo oggi.
Questo è il quadro e la chiave di lettura che ci ha suggerito un appello: come riciclare Paolo Baratta? Cosa fare del settantaduenne economista che ha avuto l’imperdonabile difetto (come ha esilarantemente tratteggiato Natalia Aspesi su Repubblica) di essere onesto, efficace e molto in gamba? È molto probabile che le prossime elezioni non vedranno schieramenti post-ottocenteschi a fronteggiarsi (centrodestra/centrosinistra), bensì alcuni raggruppamenti di nuovo conio, non classificabili secondo schemi superati, che risulteranno decisivi: la stessa Italia Futura, di Montezemolo (ormai un partito, altroché), la figura di Diego Della Valle, il Terzo Polo, il plausibile ritorno di fiamma per Beppe Grillo. Ebbene l’auspicio è che nell’esecutivo, necessariamente nuovo e innovativo, che si andrà a creare Baratta trovi un posto di prim’ordine. Quale posto? Beh, per Baratta sarebbe la quarta volta da ministro, ma la prima da titolare del Dicastero della Cultura. Oh, se vi vengono in mente nomi migliori, siamo tutt’orecchie naturalmente. Ma non sarà per voi esercizio semplicissimo…
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