“In Cina? Io ci starei benissimo”. Wim Delvoye commenta le vicende del collega e amico Ai WeiWei. E dice che ormai in fondo, l’arte non gli interessa più tanto…
Che a Wim Delvoye piacciano le provocazioni è un fatto notorio. L’artista, autore di alcune delle opere d’arte più discusse degli ultimi anni – tra cui Cloaca, vero e proprio intestino meccanico in grado di produrre tonnellate di feci – è molto amico di Ai Weiwei e frequenta spesso la Cina, Paese in cui ha […]
Che a Wim Delvoye piacciano le provocazioni è un fatto notorio. L’artista, autore di alcune delle opere d’arte più discusse degli ultimi anni – tra cui Cloaca, vero e proprio intestino meccanico in grado di produrre tonnellate di feci – è molto amico di Ai Weiwei e frequenta spesso la Cina, Paese in cui ha anche portato avanti il famoso progetto dei maiali tatuati, con la collaborazione di un fattore del luogo.
Intervistato da Artinfo, Delvoye non ha perso occasione per polemizzare sul povero Ai (a cui ha però offerto uno spazio a Ghent, in Belgio, come sede per ricostruire lo studio distrutto a Pechino dalle autorità cinesi), accusandolo di essere un po’ lamentoso e incattivito: “Tutte le sere i giornali e le televisioni ci dicono che viviamo in un buon Paese, che l’Europa è al sicuro e che possiamo andare avanti con le nostre vite, perché siamo meglio della Cina. Ma io non sono d’accordo. Io penso che starei benissimo in Cina. Mi sentirei meno oppresso”. E poi continua: “Se Ai venisse nel mio studio potrei mostrargli quante multe devo pagare al governo. Se è vero quello che dice il governo cinese, cioè che Ai deve pagare 1.7 milioni di dollari, in America sarebbe di sicuro ancora in galera.”
E conclude con un affondo, seppur servito come consiglio amichevole: “Ai è un artista molto interessante, però l’ultima volta che ci ho parlato ho avuto l’impressione che non gli importi più molto dell’arte. Mi sembra più interessato alla politica […] Il fatto che stia tutto il tempo a fare l’eroe non aiuta il suo lavoro. Glielo dico da amico, lui lo sa.”
– Valentina Tanni
L’intervista di Artinfo a Wim Delvoye
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