Ancora Cattelan, e ancora Guggenheim? Sì, sullo sfondo del concerto più chic dell’anno…
Cosa succede mettendo insieme la mostra più chiacchierata del momento, il museo/icona per eccellenza ed un gruppo elettro-pop conosciuto da tutti gli hipster del mondo? Ci hanno provato, appunto, alla mostra newyorkese di Maurizio Cattelan, dove, in occasione della grande serata di gala, le opere penzolanti nel mezzo della rotonda hanno assunto una nuova luce, […]
Cosa succede mettendo insieme la mostra più chiacchierata del momento, il museo/icona per eccellenza ed un gruppo elettro-pop conosciuto da tutti gli hipster del mondo? Ci hanno provato, appunto, alla mostra newyorkese di Maurizio Cattelan, dove, in occasione della grande serata di gala, le opere penzolanti nel mezzo della rotonda hanno assunto una nuova luce, tra il verde-azzurro dei led ed il viola degli strobo. Gente assiepata sulle rampe del museo, “gallerinas” in ogni dove e pochi veri fan, l’interno del Guggenheim si è trasformato per una notte nel live club più esclusivo del mondo, complice il concerto degli MGMT. Ma dimenticate Kids e le tastierine ossessive: il gruppo del Connecticut ha sfoderato un bel repertorio di solo materiale inedito, con poche concessioni al formato canzone e parecchia psichedelia. Tant’è che in mezzo al pubblico di galleristi e poser del momento, ad un certo punto qualcuno ha gridato: “Give me something with a melody, play songs!”.
L’esibizione degli MGMT è stata divisa in due serate differenti: la prima nella notte del 10 novembre, la Guggenheim International Gala After-Party Performance, nella quale il museo ha raccolto fondi per la collezione e le nuove acquisizioni vendendo i biglietti di ingresso a 150 e 200 dollari. La seconda il giorno dopo, con biglietti decisamente più popolari tra i 35 e i 40 dollari, che ha registrato un enorme successo di pubblico, testimoniato dalla scrittina rossa SOLD OUT apparsa sul sito del museo già un mese prima dell’evento. Durante il concerto la parte del leone l’hanno fatta i giochi di luce ed i led che illuminavano tutta la rampa del Guggenheim e che, complici anche le melodie catchy del gruppo, hanno cercato di creare una qualche analogia tra l’installazione di Cattelan, la musica e l’architettura del museo, riuscendovi solo in parte, per la verità. Decisamente troppe le persone ingessate nei loro vestiti firmati per quella che avrebbe dovuto essere una serata con un po’ più danzereccia e psichedelica.
Di seguito video della performance, ed un’intervista al gruppo qualche giorno prima del concerto, in cui, tra i vari “cool” e “yeah”, si può anche captare il neologismo “cattelanesque”…
– Alessandro Marzocchi
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