Il toto-sottosegretari fa presagire qualcosa di buono per la cultura? Se verrà confermata la voce Umberto Croppi decisamente sì. E ‘sto Monti inizia a piaciucchiarci…
Haivoglia il neopremier Monti a svociarsi: “è inutile che vi perdiate in pronostici, i nomi saranno comunicati in via ufficiale al momento opportuno”. Era accaduto con i nomi dei ministri, accade ora per i viceministri ed i sottosegretari, e basta aprire un qualsiasi quotidiano per rendersene conto. Il toto-nomine è uno degli sport preferiti in […]
Haivoglia il neopremier Monti a svociarsi: “è inutile che vi perdiate in pronostici, i nomi saranno comunicati in via ufficiale al momento opportuno”. Era accaduto con i nomi dei ministri, accade ora per i viceministri ed i sottosegretari, e basta aprire un qualsiasi quotidiano per rendersene conto. Il toto-nomine è uno degli sport preferiti in Italia e non solo.
E la riffa è partita – quel che più interessa Artribune, e probabilmente anche voi lettori – per il dicastero dei Beni Culturali, con gli ovvi distinguo, variamente declinati, che caratterizzano queste ore: tecnici puri? Politici? Tecnici di area? In questa temperie, c’è un personaggio che può vantare sulla propria pelle la cosiddetta “esperienza specifica”, ovvero il barcamenarsi fra etichetta politica e competenza oggettiva.
Ed è per questo che fra i nomi circolati, è forse quello con maggiori titoli per “navigare” in un momento delicato come l’attuale: si tratta dell’ex assessore capitolino Umberto Croppi, personaggio che sul tavolo dell’impegno per i propri obbiettivi, insubordinabile ai patrocini politici, ha sacrificato il proprio mandato da Assessore alla Cultura di Roma. La Giunta Alemanno, questa è la storia, difficilmente tollerava una figura di ampia competenza tecnica e dal profilo intellettuale così palese. Ma ecco che i motivi che hanno determinato la defenestrazione di Croppi dal governo della Capitale, potrebbero essere gli stessi che ne determinano le fortune per il governo del paese. C’è stato chi ha già lanciato il suo nome per un ruolo di responsabilità al Collegio Romano: siamo certi che sarebbe una scelta più che azzeccata, confortante, che darebbe una risposta, seppur tardiva, all’ampio movimento popolare che si coagulò dopo la fine dell’esperienza romana dell’ex assessore. Ex assessore che dopo la conclusione della sua esperienza di amministrazione capitolino ha peraltro affinato il suo profilo tecnico sia attraverso la nascita di una associazione (UnaCittà) sia intervenendo come relatore ai tanti meeting al confine tra economia, amministrazione e cultura che affollano il calendario del paese: il Lubec di Lucca e il DNA.italia di Torino sono solo gli ultimi episodi.
Insomma, la verità è che la nomina di Ornaghi come ministro (professore, cattolico, milanese) potrebbe essere eccezionalmente completata dalla nomina di Umberto Croppi (addentro alle problematiche dell’economia della cultura, esperto di comunicazione, di area romana), come sottosegretario. A fare il tifo per lui ci sono, secondo alcune voci, anche i funzionari più “alti in grado” al Ministero della Cultura, che gradirebbero non poco. Pare invece che il Capo dello Stato, vero azionista di maggioranza del governo, punterebbe, punti sul giornalista Paolo Peluffo, almeno stando alle anticipazioni di Pier de Nolac su Italia Oggi. Per chi parteggiamo noi, però, provando ad interpretare il sentire di una buona parte del mondo delle arti e della cultura, lo avete capito bene.
– M. T.
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