L’Identità Italiana? Non se la passa benissimo. Risultati mediocri per l’asta milanese di Sotheby’s
Un vero e proprio excursus nella storia dell’arte italiana. Si parte dal Futurismo, che però raggiunge risultati molto al di sotto delle aspettative, tra cui un invenduto da 300mila euro di Giacomo Balla, lotto scelto per la copertina, di grande bellezza ma sovrastimato. Si passa poi ai fratelli della Metafisica, con tre lotti di Savinio […]
Un vero e proprio excursus nella storia dell’arte italiana. Si parte dal Futurismo, che però raggiunge risultati molto al di sotto delle aspettative, tra cui un invenduto da 300mila euro di Giacomo Balla, lotto scelto per la copertina, di grande bellezza ma sovrastimato. Si passa poi ai fratelli della Metafisica, con tre lotti di Savinio che non raggiungono le stime minime, e un invenduto di De Chirico.
Inizio molto lento per Identità Italiana in asta a Milano da Sotheby’s ieri sera, che ha poi portato a una percentuale di venduto pari al 74%, bassa se confrontata con la prima parte officiata a Londra un mese e mezzo fa, che aveva segnato oltre l’84% con un totale record di 12.2 milioni di euro. In catalogo molte nature morte, che hanno permesso di approfondire le diverse sensibilità degli artisti dagli anni Venti ai Quaranta, da quella bellissima di Sironi del 1922, che raggiunge i €68mila, a quella di De Pisis del 1926, venduta a €22mila, passando per l’opera di Casorati del 1927 che tocca la stima minima di €70mila, fino a quella di Antonietta Raphael Mafai del 1928, battuta alla stima minima di €18mila.
Si passa poi a 4 opere di Arturo Martini, il cui Presepio in maiolica è oggetto di dura contesa in sala, battuto infine a 17mila (stima 8-12mila). Cinque i lotti di Mario Sironi, di cui tre non trovano un compratore. Evocazione Ritmica, l’opera più bella dell’artista presente in catalogo, riesce a scatenare la contesa in sala, arrivando a 82mila (stima massima 70mila). Di Renato Birolli è premiata la produzione più tipica, con una tela del 1955 aggiudicata a €60mila, mentre la bellissima tela di Licini del 1945 raggiunge i 160mila.
Si passa poi alla Transavanguardia, con le opere di Chia, Cucchi e Paladino che deludono le aspettative. Domenico Gnoli supera invece la sua stima massima, raggiungendo €92mila per l’opera del 1960 The Empty Closet. Giuliano Vangi l’unico a raddoppiare la propria stima, aggiudicato a 120mila per Uomo in Piedi, una scultura in legno del 1963. Oggi pomeriggio alle 15 la seconda parte della vendita di arte moderna e contemporanea.
– Martina Gambillara
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