La Provincia di Nuoro: chiudiamo il Man. E mentre l’Amaci scende in campo a sostegno della Civica di Trento, la domanda è: rimarrà qualche centro d’arte contemporanea in Italia?
“Conferenza stampa-La chiusura del Man”. La convocazione, diramata dagli uffici della Provincia di Nuoro, ha colto gli increduli giornalisti come un fulmine a ciel sereno. E dopo un primo momento di smarrimento, in cui si è presa in considerazione anche l’ipotesi dell’errore, la conferma nel testo: “Il presidente Roberto Deriu, insieme all’assessore alla Cultura Gianfranca […]
“Conferenza stampa-La chiusura del Man”. La convocazione, diramata dagli uffici della Provincia di Nuoro, ha colto gli increduli giornalisti come un fulmine a ciel sereno. E dopo un primo momento di smarrimento, in cui si è presa in considerazione anche l’ipotesi dell’errore, la conferma nel testo: “Il presidente Roberto Deriu, insieme all’assessore alla Cultura Gianfranca Logias, al presidente del Man Tonino Rocca e al direttore del Man Cristiana Collu terranno una conferenza stampa per parlare della chiusura del Museo Man di Nuoro”. Maledettamente chiaro. E maledettamente preoccupante, se solo si considera che la notizia arriva a pochissimi giorni da analoghe voci che riguarderebbero la Galleria Civica di Trento. Nel caso del Man – in attesa di conoscere gli esiti della conferenza – va detto che si è registrato l’immediato intervento del presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, che ha assicurato il suo sostegno per “consentire al Man di proseguire il suo percorso virtuoso nel migliore dei modi”.
Tornando alla Galleria Civica di Trento, si è atteso qualche giorno, forse per capire se ci fosse spazio per una eventuale correzione di tiro da parte dell’amministrazione, che però non è arrivata, e allora ora è stata l’AMACI, l’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, a prendere la parola sulle vicende legate futuro del museo. “La scelta annunciata – recita il comunicato – preoccupa per la natura radicale dell’intervento e per le ripercussioni che potrebbe generare su scala nazionale in un Paese in cui, a differenza degli Stati politicamente più avanzati, la cultura della contemporaneità trova scarsa accoglienza da parte dello Stato e degli altri Enti pubblici”.
Futuro, quello della Galleria Civica, che si poteva già prevedere travagliato, stanti le polemiche che periodicamente da un po’ di tempo hanno coinvolto gli amministratori circa il finanziamento dell’istituzione; ma che da qualche giorno si è colorato di nero, dopo l’annuncio del Comune che la bozza di bilancio 2012 prevederà un taglio del 70% del proprio contributo alla Fondazione, taglio che si tradurrà, a partire dal 2013, in una dismissione totale del proprio contributo.
Tempi duri, insomma, per i centri d’arte contemporanea in Italia. Vogliamo anche provare ad essere possibilisti, ed a vedere in questi annunci “funerei” un minimo di strategia per sollevare l’attenzione dell’opinione pubblica e spronare altri enti locali, e magari l’amministrazione centrale, sul fronte dei trasferimenti. Ma se le voci di allarme cominciano a farsi quotidiane, chi si salverà alla fine?
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