Ma che Natale è, senza il Tate Christmas Tree? Niente, i lavori al museo (o la crisi?) bloccano anche quello. E noi allora addobbiamo quelli degli anni passati
Il relativismo avanza, tante piccole certezze vacillano. Un’iperbole, certo, eppure anche questo diventa un segno del tempo: dopo 23 anni, il Natale dell’artworld deve rinunciare a quello che era un suo riferimento ormai acquisito, il mitico Christmas Tree d’artista issato al centro della Tate Britain, a Londra. Come per la Tate Triennial, il museo si […]
Il relativismo avanza, tante piccole certezze vacillano. Un’iperbole, certo, eppure anche questo diventa un segno del tempo: dopo 23 anni, il Natale dell’artworld deve rinunciare a quello che era un suo riferimento ormai acquisito, il mitico Christmas Tree d’artista issato al centro della Tate Britain, a Londra.
Come per la Tate Triennial, il museo si dichiara impossibilitato causa lavori di ristrutturazione: nessuna soluzione alternativa, quest’anno si passa la mano: e noi ci troviamo senza articolo per il 25 dicembre. Già, ormai era un’abitudine, salutare i lettori a Natale pubblicando l’albero che ogni anno veniva commissionato ad un big artist: e invece ci ritroviamo con un palmo di naso. Ma non ci perdiamo d’animo: ne approfittiamo anzi per rivederci una carrellata di quelli degli scorsi anni, che messi vicini consentono anche qualche riflessione comparativa.
Partiamo dallo scorso anno, con l’albero affidato a Giorgio Sadotti, e poi un viaggio a ritroso attraverso i progetti di Tacita Dean (2009), Bob e Roberta Smith (2008), Fiona Banner (2007), Sarah Lucas (2006), Gary Hume (2005), Richard Wentworth (2004), Mark Wallinger (2003), Tracey Emin (2002), Yinka Shonibare (2001), Catherine Yass (2000), Mat Collishaw (1999). Ad Maiora!
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