Chi ci prova a dirglielo a Monti? Uffizi +15%, Guggenheim Venezia +14%, l’arte (e conseguente turismo) tiene a galla l’economia italiana. E lui – orgogliosamente – taglia
Ve lo immaginate un nuovo governo in Sudafrica, che fra i suoi primi provvedimenti chiuda la metà delle miniere di diamanti? O il nuovo premier egiziano che vieti la visita a due delle tre Piramidi? O un nuovo sceicco del Qatar, che insabbi qualche centinaio di pozzi di petrolio? Fantapolitica, perché quelle sono fra le […]
Ve lo immaginate un nuovo governo in Sudafrica, che fra i suoi primi provvedimenti chiuda la metà delle miniere di diamanti? O il nuovo premier egiziano che vieti la visita a due delle tre Piramidi? O un nuovo sceicco del Qatar, che insabbi qualche centinaio di pozzi di petrolio? Fantapolitica, perché quelle sono fra le principali direttrici economiche dei rispettivi paesi, e nessuno farebbe autolesionismo in questi termini, neanche come paradosso.
Nessuno, tranne il nuovo governo italiano: per noi di Artribune ormai è diventato quasi un mantra quotidiano, e le nostre petizioni rischiano di passare per lagne bellamente inascoltate. Per cui chiediamo sostegno ai lettori: cerchiamo di sollevare insieme il dibattito, magari qualche esito potrebbe esserci. Di che parliamo è presto detto, anzi ri-detto: gli assurdi tagli ai fondi destinati dall’8 per mille al Ministero per i Beni Culturali, un flusso di denaro risibile per la quantità rispetto alle esigenze del sistema italiano, ma sempre molto atteso per tappare alcune delle tantissime falle che vi si sono aperte. Ma il premier Monti – con il ministro Ornaghi evidentemente consenziente, visto che si è trattato di decisione unanime – ha deciso che quei soldi si possano tranquillamente risparmiare, e prontamente dirottare sul sistema carcerario, quello sì molto bisognoso. Ed alle – per una volta condivisibilissime – rimostranze dell’ex ministro Galan, Monti ha risposto con la solita supponenza e con non-motivazioni che aggravano ancor di più la faccenda, e che per carità di Patria vi risparmiamo nei dettagli.
E allora perché torniamo su questi temi, a così breve distanza? Perché continuano ad arrivare notizie che non fanno che confermare le nostre tesi, che del resto sono banalmente oggettive: nella crisi generale, l’unico indice che produce risultati positivi a percentuali da doppia cifra, è quello del turismo culturale. Le ultime notizie? La Galleria degli Uffizi, a Firenze, che chiude il 2011 a un milione e 766mila visitatori, il maggior numero di sempre nella storia del museo, sgretolando il precedente primato che risaliva al 2006 con oltre 1.600.000 presenze. Il che fa un incremento su base annua fra il 15 e il 20%, e questo nonostante i problemi creati dal cantiere aperto dei Grandi Uffizi. Stessa musica – ma dati omologhi avevamo già rilevato per Roma – a Venezia, dove la Collezione Peggy Guggenheim si attesta nello scorso anno a 401.299 presenze, ovvero 50mila visitatori in più rispetto al 2010, con un incremento del 14%. Che facciamo, le chiudiamo, queste miniere di diamanti?
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