Come sarà la casa di chi “occupa” quelle degli altri? Dagli Usa arriva un bizzarro concorso architettonico per progettare A house for a protester…
Qualcuno ha “invaso” il 2011. Strade, piazze, pagine di giornale, televisioni. E l’edizione del Time del 26 dicembre mette in copertina il volto di Sarah Mason, arrestata a Los Angeles mentre manifestava per Occupy Wall Street, modificato dall’artista Shephard Fairey per farne una modella. Che sia di riferimento per il venditore di frutta tunisino che […]
Qualcuno ha “invaso” il 2011. Strade, piazze, pagine di giornale, televisioni. E l’edizione del Time del 26 dicembre mette in copertina il volto di Sarah Mason, arrestata a Los Angeles mentre manifestava per Occupy Wall Street, modificato dall’artista Shephard Fairey per farne una modella. Che sia di riferimento per il venditore di frutta tunisino che si da fuoco e innesca le rivolte in Medio Oriente, per gli Indignados, per Occupy Wall Street… Il contestatore viene eletto personaggio dell’anno.
Perché riparlarne ora? Perché accade che la Icarch Gallery di Chicago promuova concorsi internazionali di architettura di cui poi espone i progetti vincitori. La sua mission: connettere l’idea di casa – nell’assunto più archetipo del termine, perché in architettura tutto è casa – e la vita di chi vi abita o vi ha abitato, un tentativo di personalizzazione in un’era globalizzante, “in cui tutto sembra tendere all’astrazione e alla spersonalizzazione, per non dire all’alienazione”.
E qual è il tema con cui la galleria apre il 2012? Proprio A house for a protester. Chi è il contestatore? Che il vincitore riesca a darci una risposta?
– Beatrice Zaccaria
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