Delhi Updates: primi bilanci dell’India Art Fair, che chiude a 150mila visitatori. Vendite buone, ma i segnali migliori vengono dalla strutturazione del mercato. Ecco qualche intervista ai galleristi
“Le persone ne vanno pazze”, dice – riferendosi alla fiera – il rappresentante dell’australiana Karen Woodbury Gallery. È stata affollatissima fino all’ultima ora dell’ultimo giorno, questa quarta edizione dell’India Art Fair: si parla infatti di più di 150mila visitatori fra galleristi, artisti, collezionisti, e pubblico quanto mai vario. Un successo che, con le numerose e […]
“Le persone ne vanno pazze”, dice – riferendosi alla fiera – il rappresentante dell’australiana Karen Woodbury Gallery. È stata affollatissima fino all’ultima ora dell’ultimo giorno, questa quarta edizione dell’India Art Fair: si parla infatti di più di 150mila visitatori fra galleristi, artisti, collezionisti, e pubblico quanto mai vario. Un successo che, con le numerose e importanti partecipazioni e partenariati internazionali, la proietta a pieno diritto nel panorama delle top fair del mondo. Ben organizzata e adeguatamente comunicata, sta addirittura rivoluzionando la fruizione dell’arte contemporanea in India, rendendola parte fondamentale della cultura contemporanea del Paese. Anche il cambio di sede è stato decisivo: più spazioso, l’NSIC Exhibition Grounds garantisce una ottima disposizione dei boots e visibilità delle opere, nonostante – come ci ha fatto notare Lorenzo Fiaschi della Galleria Continua – si dovrà ovviare al forte tremolio dei pavimenti, “fastidioso e pericoloso per le opere”.
“L’ottanta per cento delle gallerie ha riportato vendite, prenotazioni e serio interesse”. E le vendite sono andate veramente bene “sia per quanto riguarda l’arte indiana che per quella internazionale, per opere fra le 55mila e i 6 milioni di rupie (fra i mille e i centomila euro circa)”, riporta il comunicato ufficiale dell’IAF. Particolare interesse e maggiori vendite hanno riguardato i giovani artisti, nuovi media e fotografia, anche per i prezzi più ragionevoli che rientrano nel suddetto range. Comunque artisti come Subodh Gupta e Bharti Kher, dunque i più famosi, hanno ottenuto alti consensi in termini di vendita, come anche Damien Hirst, esposto dalla “sua” Other Criteria. C’è chi, come Bhavna Kakar, direttore di Latitude 28 (Delhi), giubila, dichiarando il sold out del boot dedicato ai lavori di Dilip Chobisa. “Il suo lavoro ha ricevuto una risposta assolutamente positiva anche l’anno scorso, ma non mi aspettavo il sold out” dice. Parlando invece con Aarthi Sridhar di Galleryske (famosa galleria di Bangalore) l’accento è ancora una volta sull’importanza della fiera come fulcro connettivo e non come punto di arrivo. D’altronde la scena dell’arte contemporanea in India è esplosa negli ultimi anni, è infatti da 10 anni a questa parte che sono nate importanti realtà galleristiche, il cui incremento vertiginoso in termini attività commerciale è stato in questi ultimi 5 anni. È quindi assai comprensibile che sia necessario rafforzare quel rapporto di fiducia fra collezionista e gallerista, conditio sine qua non per il collezionista ai fini dell’investimento di cifre notevoli. Lettura confermata anche da Shefali Somani della Shrine Empire Gallery di Delhi, che osserva come, rispetto all’anno scorso, le vendite siano state meno soddisfacenti ma l’interesse e la curiosità sia aumentato come anche il numero dei visitatori “neofiti”. Non rimane quindi che aspettare il prossimo anno e se pensate ad un viaggio in India scegliete il periodo giusto: fine gennaio ovviamente…
– Giulia Ambrogi
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