Zitti tutti. In Sicilia i funzionari dell’Assessorato dei Beni Culturali non possono criticare l’amministrazione. Ecco la circolare intimidatoria. Ma intanto… Riso chiude davvero?
Ed era chiaro che la Regione Sicilia, in una situazione a dir poco bollente come quella in cui si trova oggi il Museo Riso (ma anche in relazione alle consuete polemiche politiche), si sarebbe adoperata per cautelarsi da eventuali fughe di notizie, dichiarazioni scomode, comunicazioni non allineate. Non sarà infatti stata spedita a caso la […]
Ed era chiaro che la Regione Sicilia, in una situazione a dir poco bollente come quella in cui si trova oggi il Museo Riso (ma anche in relazione alle consuete polemiche politiche), si sarebbe adoperata per cautelarsi da eventuali fughe di notizie, dichiarazioni scomode, comunicazioni non allineate.
Non sarà infatti stata spedita a caso la circolare dipartimentale dello scorso 24 novembre, inviata da Gesualdo Campo, Dirigente Generale del Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, a tutte le strutture centrali e periferiche dell’assessorato di riferimento.
Il documento – che rispolverato ora, alla luce dell’affaire Riso, pare rispondere a una logica precisa – non fa che mettere placidamente in guardia tutti i dipendenti regionali. Su cosa? Sui (delicatissimi) rapporti con la stampa. Stando al testo, sulla base di “articoli di stampa redatti su dichiarazioni rese anche di recente da Dirigenti di questo Dipartimento”, sono stati individuati comportamenti “che esorbitano il diritto generale costituzionalmente protetto della libertà di espressione”. Tali dichiarazioni – “prodotte in aperta critica delle scelte politiche e delle procedure amministrative di questo assessorato” – non sarebbero state valutate come obiettive ma come troppo personali, “a detrimento dell’immagine di questa Amministrazione”.
In buona sostanza, ai funzionari siciliani che lavorano per l’Assessorato dei Beni Culturali non è più consentito esprimersi liberamente a mezzo stampa, in merito alle scelte e le pratiche dell’assessorato stesso. La circolare invita dunque tutti a rispettare il “dovere di leale collaborazione” con il “Governo legittimamente in carica”. Pena, l’applicazione di opportune misure disciplinari.
Che dire? Un bell’esercizio retorico in tipico burocratese style, che camuffa un goffo tentativo di richiamo all’ordine. Segno che, per fortuna, ai professionisti della politica la stampa fa ancora un certo effetto. Ottimo motivo per continuare a scrivere e raccontare.
E intanto, però, col passare delle ore, il caso Riso si tinge di giallo: l’amministrazione nega seccamente la chiusura del Museo e smentisce le comunicazioni ufficiali del Direttore, Sergio Alessandro. Un modo come un altro per avallare la circolare di cui sopra, “utile” ad arginare le dichiarazioni arbitrarie di funzionari e dirigenti. Il Museo, secondo l’Assessore Sebastiano Missineo, per il 2012 avrebbe a disposizione 490.000 euro, mente il Cantiere durerebbe non più di un anno.
Ma è mai possibile che un direttore lanci una simile bomba giusto per fare un po’ di casino, senza l’avallo di carte, fatti e reali motivazioni? Domani, su Artribune, altri approfondimenti…
– Helga Marsala
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