E se fosse una donna a dirigere Artissima? Tra i 44 candidati c’è tutta la crème della giovane critica militante italiana (pochi gli stranieri). Ma ad essere in pole position risulta…
Quarantaquattro candidati. Tantissimi, praticamente tutti. I beni nomi della giovane (vabè, diciamo giovane…) critica italiana non si sono tirati indietro quando a Torino hanno lanciato il bando per trovare il nuovo direttore di Artissima dopo l’addio di Francesco Manacorda chiamato a dirigere una delle Tate in Inghilterra. Andrea Bruciati? Vincenzo de Bellis? Alessandro Rabottini? Lorenzo […]
Quarantaquattro candidati. Tantissimi, praticamente tutti. I beni nomi della giovane (vabè, diciamo giovane…) critica italiana non si sono tirati indietro quando a Torino hanno lanciato il bando per trovare il nuovo direttore di Artissima dopo l’addio di Francesco Manacorda chiamato a dirigere una delle Tate in Inghilterra. Andrea Bruciati? Vincenzo de Bellis? Alessandro Rabottini? Lorenzo Bruni? Luca Cerizza? O magari Raffaele Gavarro, che ha anche una discreta esperienza in quanto a direzione di fiere. E ancora Luigi Fassi, Luca Beatrice e Valentina Castellani ovvero i nomi che abbiamo già fatto. Non sappiamo i nomi e cognomi per via ufficiale, ma è assai probabile, se non quasi certo, che molti tra i citati siano nella lista dei 44.
La palla ora, con l’incarico di decidere entro la metà del mese, è nelle mani della commissione composta dai tre assessori alla cultura (comune, provincia, regione) e dai rappresentanti della Fondazione Crt e della Compagnia di San Paolo. Difficilissimo ottenere informazioni. Dalla Fondazione Torino Musei, che sovraintende ai lavori di scelta, stanno decisamente sulle loro e nulla fanno trapelare. Ma le voci non si controllano e si diffondono con generosità.
I rumors più accreditati vogliono come candidato in pole position una donna e non Valentina Castellani, favorita della primissima ora, bensì Ilaria Bonacossa. Fondatrice del gruppo Art At Work che tra le altre cose molte iniziative ha realizzato in partnership con gli enti pubblici piemontesi, la Bonacossa potrebbe anche beneficiare dell’avallo di uno dei luoghi dove si decidono le cose in Piemonte e non solo: quella Fondazione Sandretto Re Rebaudengo dove la curatrice ha lavorato per molti anni e collaborato per vari progetti a partire dal 2002.
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