Mariana Ferratto&Sara Basta a pari merito con Giulia Casula. Eccoli i vincitori del premio Arte, Patrimonio e Diritti Umani promosso da Connecting Cultures. Per mettere insieme giovani artisti e istituzioni
È un altro concorso, ma non è un concorso come altri. A promuoverlo è l’hub creativo di Connecting Cultures, capitanato da Anna Detheridge, di cui abbiamo parlato ampiamente sul nostro magazine cartaceo, insieme alla Fondazione Ismu – iniziative e studi sulla multietnicità. Il suo nome è eloquente: Arte, Patrimonio e Diritti Umani. L’obbiettivo è fare focus […]
È un altro concorso, ma non è un concorso come altri. A promuoverlo è l’hub creativo di Connecting Cultures, capitanato da Anna Detheridge, di cui abbiamo parlato ampiamente sul nostro magazine cartaceo, insieme alla Fondazione Ismu – iniziative e studi sulla multietnicità. Il suo nome è eloquente: Arte, Patrimonio e Diritti Umani. L’obbiettivo è fare focus sull’intercultura e sull’inclusione culturale, spronare la collaborazione tra giovani artisti e istituzioni pubbliche e mettere sul tappeto delle buone pratiche che possano essere replicate.
Dopo un iter durato parecchi mesi, si è svolta a Milano a Brera la premiazione che ha visto spuntarla il progetto di Mariana Ferratto e Sara Basta, il cui titolo non ha bisogno di ulteriori specifiche: Lingua Mamma. Un percorso artistico-linguistico con la comunità bengalese di Roma. Lo schema del concorso artista-istituzione vedeva in questo caso l’affiancamento con la Biblioteca Comunale “Dino Penazzato”, mentre nel caso dell’artista Giulia Casula, arrivata prima a pari merito, l’istituzione partner era il Museo Man di Nuoro, da pochi giorni “abbandonato” dalla sua storica direttrice Cristiana Collu, partita verso il Mart di Rovereto.
A partire dai 30 progetti partecipanti, la giuria ha scelto da una short list di 5 nomi. Ai vincitori, i 5mila euro in palio.
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