Non solo Carnevale a Venezia. Arriva ‘Notes on Camp’, con lo strano trio Susan Sontag, Andrea Bruciati, Jacopo Jarach. Primavera d’autore in galleria…
“L’essenza di Camp è il suo amore per l’innaturale: l’artificio e l’esagerazione. E Camp è esoterico -una sorta di codice privato, un simbolo di identità tra piccole cricche urbane.” Susan Sontag nelle sue “Notes on Camp” analizzava senso e sfumature di questo termine sottile, ineffabile, espressione non di un “concetto” ma di una “sensibilità”: un […]
“L’essenza di Camp è il suo amore per l’innaturale: l’artificio e l’esagerazione. E Camp è esoterico -una sorta di codice privato, un simbolo di identità tra piccole cricche urbane.” Susan Sontag nelle sue “Notes on Camp” analizzava senso e sfumature di questo termine sottile, ineffabile, espressione non di un “concetto” ma di una “sensibilità”: un gusto diffuso tra specifici milieu sociali. “Camp è una certa forma di estetismo. Un modo di vedere il mondo come fenomeno estetico. Questo modo, il modo di Camp, non si esprime in termini di bellezza, ma in termini di grado d’artificio, di stilizzazione”.
Da qui parte Andrea Bruciati per strutturare un nuovo ciclo di mostre, tre personali, ognuna con quattro artisti diversi, distribuite nell’arco della prossima primavera. Una riattualizzazione dei preziosi spunti teorici della Sontag, messi in relazione con la produzione artistica più attuale e con i processi sociali contemporanei, cercando nuove modulazioni semiotiche, formali, concettuali. Essere Camp oggi, postmodernismo permettendo: una condizione che riguarda l’artista, eterno narciso, ma anche la società, alle prese con articolate dinamiche di potere.
Un progetto destinato, forse, a un Museo o una Fondazione? Affatto. Il direttore della Civica di Monfalcone, appena reduce dall’esperienza con il Premio Moroso, è qui in veste di curator per una galleria, la veneziana Jarach. Che dire? In tempi in cui, tra un taglio e l’altro al portafogli, i galleristi sacrificano qui e là curatori e progetti di respiro più ampio, la scelta di Jacopo Jarach convince: l’intera stagione primaverile di una galleria affidata a un Direttore di Museo, a vantaggio di progettualità, scientificità e coerenza. Almeno, stando alle premesse. Appuntamento col primo quartetto l’11 febbraio; all’opera Davide Bertocchi, Andrea Dojmi, Daniele Pezzi e Dragana Sapanjos.
– Helga Marsala
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