Un prato a Piazza Boetti. È lo studio Urban Movement Design, con il progetto Unire/Unite, ad aggiudicarsi il premio YAP Maxxi 2012
Dopo il padiglione Wendy dello studio HWKN, che ha vinto la 13a edizione del YAP MoMA, è il momento di parlare “green” anche in Italia. Il giovane studio Urban Movement Design, noto per sviluppare progetti incentrati sulla sostenibilità ambientale e sul benessere fisico collettivo, si è aggiudicato il primo premio nell’ambito del programma YAP Maxxi […]
Dopo il padiglione Wendy dello studio HWKN, che ha vinto la 13a edizione del YAP MoMA, è il momento di parlare “green” anche in Italia. Il giovane studio Urban Movement Design, noto per sviluppare progetti incentrati sulla sostenibilità ambientale e sul benessere fisico collettivo, si è aggiudicato il primo premio nell’ambito del programma YAP Maxxi 2012, nato per promuovere e sostenere progetti innovativi di installazioni temporanee, ubicate negli spazi esterni del museo romano, sempre in attesa di assumere la denominazione di Piazza Boetti.
Promosso dal Maxxi Architettura in collaborazione con il MoMA/MoMA PS1 di New York, il premio è stato assegnato al team composto da Robyne Kassen, Sarah Gluck e Simone Zbudil Bonatti -rigorosamente under 40 – per il progetto Unire/Unite, contraddistinto da una serie di sinuose e scultoree sedute verdi e pergolati verticali, che poggiano su un piano leggermente inclinato per unire le diverse aree della piazza. “È un progetto inclusivo – affermano i progettisti -, che ispira salute e movimento e invita il pubblico del museo a vivere lo spazio come una esperienza condivisa e accessibile a tutti”. L’installazione, che sarà inaugurata nel giugno 2012 e sarà destinata ad ospitare le attività estive del Maxxi, sarà accessibile a tutti e prevederà l’utilizzo di materiali naturali e riciclati, che renderanno forme e superfici cedevoli alla vista e al tatto.
Unire/Unite potrà però continuare a vivere anche dopo la stagione estiva: come proposto dai progettisti, le diverse parti dell’installazione potranno essere in seguito smontate e ricollocate in altre parti della città, per estendere il rapporto tra il Maxxi, gli spazi urbani che circondano il museo e i cittadini.
– Elisabetta Biestro
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