E se Ornaghi stanzia 76 milioni per la cultura, l’art system chiede udienza. E chiede, soprattutto, un aiutino fiscale. Il Tavolo di lavoro per l’Arte Contemporanea e le misure “Salva Arte”
Sviluppo, equità, lotta all’evasione fiscale, rilancio dell’economia. Il lato roseo di un programma di governo che, in tempi di impietosa austerity, ha dato il meglio (o il peggio?) di sé, nell’impopolare pratica del “raschiare il barile”: più tasse, caro benzina, impennata dell’iva, tagli a comuni e regioni, pensioni sempre più lontane. Dunque, se da un […]
Sviluppo, equità, lotta all’evasione fiscale, rilancio dell’economia. Il lato roseo di un programma di governo che, in tempi di impietosa austerity, ha dato il meglio (o il peggio?) di sé, nell’impopolare pratica del “raschiare il barile”: più tasse, caro benzina, impennata dell’iva, tagli a comuni e regioni, pensioni sempre più lontane. Dunque, se da un lato Monti mette sotto torchio l’Italia, attingendo dalle tasche di un popolo già allo stremo, dall’altro promette il fatidico salto: lavoro, impresa, crescita, produzione. E noi qui, in attesa del miracolo.
Certo è che, tra articolo 18 e altalena dello spread, parole illuminanti (e rassicuranti) sui temi della cultura, non ne sono state spese troppe. Misure ‘Salva Italia’, d’accordo. Ma a un piano “Salva Arte”, per esempio, qualcuno ci pensa? Se la lady di ferro Elsa Fornero imperversa su giornali e tv, quella di Lorenzo Ornaghi non è stata proprio una figura trainante. Almeno fin qui. Lo stanziamento dei 76 milioni per i poli museali, appena annunciato dal Ministro dei Beni Culturali, ha rincuorato un po’ tutti: un fatto importante, che segna un’inversione di rotta rispetto agli indirizzi dell’epoca Tremonti-Bondi, e che prova a impostare il discorso sulla cultura nei termini di una reale possibilità di sviluppo per tutto il Paese, tra indotto e ricavo diretto.
E però, ci chiediamo: basteranno dei fondi strutturali una tantum, orientati all’ottimizzazione degli spazi, per favorire buone pratiche di sviluppo e innescare meccanismi produttivi virtuosi? Il sostegno alle macchine amministrative locali, il coinvolgimento forte del mondo dell’impresa e la semplificazione della disciplina contabile sono temi fondamentali.
Ne sa qualcosa quel “Tavolo di lavoro per l’Arte Contemporanea”, coordinato da Luigi Martini e composto da un gruppo di operatori del settore, che nel 2006 sollecitò la politica affinché prendesse iniziative chiare in un momento storico così difficile. Da lì, l’avvio dei lavori della Commissione Istruzione pubblica e Beni culturali della Camera dei Deputati: l’indagine terminò il 15 gennaio 2008, con una serie di proposte messe agli atti, in primis l’eliminazione di quegli aggravi fiscali che affaticano il nostro mercato dell’arte.
A distanza di quattro anni, la situazione è solamente peggiorata. Esplosa una crisi finanziaria e politica di proporzioni globali, l’Italia si confronta con lo spauracchio della recessione. Ed ecco che il Tavolo di lavoro rilancia, rivolgendosi al governo Monti, con un documento che torna su quelle stesse istanze. Se l’economia italiana è in crisi, quella dell’arte è decisamente allo stremo: in pericolo un intero settore, decine e decine di lavoratori, professionisti, realtà artigianali, imprenditoriali, intellettuali. Ecco, dunque, la richiesta: provando davvero uniformarci agli standard europei, si provveda a favorire l’interesse di collezionisti e investitori, e a semplificare la specifica normativa fiscale. Una prima, urgentissima, ipotesi di intervento avanzata? Inserire una detrazione d’imposta sul reddito per l’acquisto di opere d’arte. La parola, adesso, al Ministro Ornaghi. Sperando che non ci vogliano altri quattro anni di consultazioni per arrivare al dunque…
– Helga Marsala
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