Il porno salverà l’editoria culturale? Franz Magazine, ottima testata culturale bolzanina, non ha più un cent per andare avanti. E il sito, di notte, punta ai ricavi dell’eros online
Qualche volta alcuni contributors di Artribune si lamentano perché la testata non ce la fa proprio, pur volendo, a pagare gli articoli che richiede. È la storia dell’editoria: settore in crisi nera in cui bisogna barcamenarsi, trovare nuovi flussi di business e affidarsi, per molte cose, al volontariato di chi si contenta di essere remunerato […]
Qualche volta alcuni contributors di Artribune si lamentano perché la testata non ce la fa proprio, pur volendo, a pagare gli articoli che richiede. È la storia dell’editoria: settore in crisi nera in cui bisogna barcamenarsi, trovare nuovi flussi di business e affidarsi, per molte cose, al volontariato di chi si contenta di essere remunerato in visibilità, contatti e opportunità. Ma c’è assai di peggio (o di meglio?).
Pigliate ad esempio Franz, rivista altoatesina di gran successo, con sito e freepress d’ordinanza, con la quale proprio noi di Artribune abbiamo imbastito non troppi mesi fa una bella collaborazione che ha portato ad uno Speciale Trentino Alto-Adige che tutti potete sfogliare cliccando qui a sinistra nella collezione delle pubblicazioni che siamo riusciti a produrre nel nostro primo anno di vita.
Ebbene Franz Magazine, come spiegano gli stessi redattori, “non ha più un soldo, è in rosso, perché il lavoro intellettuale è probabilmente il peggio pagato del paese”. Dunque quale idea? Lineare: Franz Magazine, nella sua versione web, di notte diventa un sito porno. Via la cultura in cambio di chat line a pagamento e video hard che richiedono fee e numeri di carte di credito che dovrebbero risollevare le sorti finanziarie dell’avventura editoriale bolzanina? Non proprio. Un croccante editoriale spiega quanto il porno, in fondo in fondo, sia un tema che dalla Grecia Antica ad oggi abbia ripercorso tutta la storia culturale dell’uomo. Un “sottile filo rosa” che trasforma questa provocazione (che deve far ridere, ma anche pensare) nell’ennesimo innalzamento di asticella tutto sommato coerente con la mission di questo e di altri mezzi di divulgazione culturale.
Nell’attesa che “qualche imprenditore altoatesino si ricordi che Lorenzo de Medici viene ricordato in tutto il mondo come un mecenate e non come un usuraio che finanziò eserciti né tantomeno partiti etnici”. Ci arriveremo tutti quanti?
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