Sfoggiare lo smartphone anche al museo. La guida perfetta per le techno-victims è a base di QRcode: e adesso è anche più facile, con Qbox
AAA contenuti cercasi. Le didascalie non sono più sufficienti? Sentite il bisogno di un’ulteriore spiegazione durante le vostre visite ai Musei? Ci pensa Qbox, un nuovo progetto della Open Lab di Firenze. Nato dall’idea di offrire alle strutture, non solo museali, uno strumento a basso costo per la gestione di informazioni aggiuntive relative alle opere […]
AAA contenuti cercasi. Le didascalie non sono più sufficienti? Sentite il bisogno di un’ulteriore spiegazione durante le vostre visite ai Musei? Ci pensa Qbox, un nuovo progetto della Open Lab di Firenze. Nato dall’idea di offrire alle strutture, non solo museali, uno strumento a basso costo per la gestione di informazioni aggiuntive relative alle opere in mostra, Qbox genera contenuti per tutti coloro che possiedono uno smartphone. Attraverso i sempre più noti codici QR, fornisce infatti informazioni dettagliate in rete, arricchendo l’esperienza della visita alla mostra con testi, video e audio, adattabili ad Iphone, Android etc.
Dove sta la novità? Stando a ciò che comunicano i promotori, nel formato, ancora più agile e compatibile. Pensato soprattutto per i musei, per il mondo dell’arte moderna e contemporanea e per le necessità dei visitatori, cui la tecnologia dà una mano. Ma non solo. Perché l’originalità sta più nell’utilizzo, che nel suo mezzo. Basta pensare alle grandi opportunità che questi nuovi sistemi possono dare da un punto di vista formativo, oltre che al supporto sostenibile per chi è affetto da determinate disabilità. Si potrebbe obiettare che non si è troppo lontani dalle famose audioguide, certo. Ma è altrettanto vero che le trasformazioni avvengono sempre per piccoli passi e che in questo caso i Qr Code connettono con il mondo. E se all’estero il Brooklyn Museum, l’Edinburgh National Museum, Il MoMA di New York e il Cleveland Museum of Art, tra gli altri numerosissimi esempi, stanno già sperimentando da tempo questo nuovo tipo di esperienza, in Italia sono pochissimi a farne uso.
L’”avanguardia”, in tal senso, sta a Bologna (ma ci sono ricerche in corso anche all’Università Politecnica delle Marche, a Latina, etc), con le sperimentazioni audio, firmate da Loquendo, già oggi applicate dal Museo Archeologico, dalle Collezioni d’Arte e dal Museo Civico del Risorgimento, in attesa che il processo si completi, estendendo il servizio a tutti gli altri spazi della città, per una passeggiata reale e virtuale tra le bellezze della città.
– Santa Nastro
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati