Telenovela Riso. Parla la Regione. Nell’attesa dei fondi europei, spazio alla collezione, una mostra su Lampedusa e un comitato con Mattirolo, Pietromarchi e Falcone. Ma il Direttore si rivolge alla Procura
Questione Museo Riso, si riaprono le danze. Conferenza stampa a sorpresa, stamattina, nella sede di Palazzo Belmonte Riso, indetta dall’assessore regionale dei Beni Culturali, Sebastiano Missineo. Al suo fianco Gesualdo Campo, Dirigente generale del Dipartimento dei Beni Culturali, nei mesi scorsi al centro delle roventi polemiche che hanno riguardato le sorti del museo siciliano, oggi […]
Questione Museo Riso, si riaprono le danze. Conferenza stampa a sorpresa, stamattina, nella sede di Palazzo Belmonte Riso, indetta dall’assessore regionale dei Beni Culturali, Sebastiano Missineo. Al suo fianco Gesualdo Campo, Dirigente generale del Dipartimento dei Beni Culturali, nei mesi scorsi al centro delle roventi polemiche che hanno riguardato le sorti del museo siciliano, oggi posto sotto il suo commissariamento. Grande assente Sergio Alessandro, il direttore “ribelle”, punito da un provvedimento disciplinare a seguito di quella decisione definita dall’assessore “un gesto di insubordinazione”: fu lui, due mesi fa, a comunicare la sospensione delle attività museali e la chiusura di un’esperienza progettuale durata quasi cinque anni. Dopo un periodo di stallo, e dopo la diffusione ufficiosa di un ipotetico programma espositivo, piuttosto raffazzonato e di dubbia qualità (evidentemente accantonato), ecco la svolta. E la prima uscita pubblica dell’amministrazione, che dichiara l’assenza di un qualsivoglia problema politico. Il direttore, a detta di Missineo, non avrebbe mai segnalato difficoltà di sorta e avrebbe agito in maniera sconsiderata e inspiegabile.
Il succo dell’incontro di oggi? Essendo i famosi 12 milioni della comunità europea ancora in standby, vincolati alle bibliche tempistiche burocratiche (ma nell’impegno totale di sbloccare il tutto prima possibile), si procede intanto impiegando il budget regionale del 2012: 500.000euro, spendibili in dodicesimi fino all’approvazione del bilancio, ad oggi ancora provvisorio. Due le mostre annunciate per il 17 maggio: in primis, l’esposizione della collezione (affidata alla cura scientifica di Francesco Andolina, architetto dell’Assessorato), ovvero quelle 40 opere acquisite anni fa e mai più integrate, già esposte nel 2010 insieme ad alcuni prestiti internazionali per la mostra Passaggi in Sicilia; e poi A Sud, progetto su Lampedusa curato da Paola Nicita ed estrapolato dalla programmazione dei Po-fesr.
Le mostre temporanee troveranno posto negli spazi del primo piano, mentre la collezione resterà in permanenza al secondo livello. Nessuna nuova acquisizione, però, vista le condizioni tragiche delle casse della Regione. La vera mission di un Museo, secondo l’assessore, sarebbe quella della conservazione: custodire ed esporre le opere acquisite (una tantum). Posizione legittima, ma non proprio condivisibile: il dibattito globale sul ruolo e l’identità dei musei contemporanei va decisamente in un’altra direzione. Produzione, interdisciplinarità, creazione di sistemi infraterritoriali, costruzione di piattaforme di dialogo internazionale e di indagine critica. Linee guida che, fin qui, il Museo aveva perseguito, pur nelle difficoltà legate alla farraginosa amministrazione regionale.
A vigilare sui futuri programmi del Museo sarà una commissione interpellata a titolo gratuito, composta da: Bartolomeo Pietromarchi, direttore del Macro, Anna Mattirolo, direttore del Maxxi Arti Visive, Paolo Falcone, direttore artistico della Fondazione Sambuca, Michele Ciacciofera, artista siracusano, Francesca Corrao, figlia del senatore recentemente scomparso, Manlio Mele, presidente della Fondazione Plaza (un ente strumentale della Regione, in origine privato, voluto ai tempi di Cuffaro). Il pool, in realtà, avrà voce in capitolo per tutti gli investimenti per l’arte contemporanea in Sicilia. Ovvero? Quei 74 milioni di euro ottenuti tramite i bandi dalla comunità europea e destinati a progetti non tutti indimenticabili: da una mostra sul Medioevo Siciliano e la tradizione del cuntu (440mila euro), al restauro dei magazzini della Torre dell’Aquila da Adibire a Museo della Ceramica (1 milione), da un’esposizione di arti tessili e abbigliamento (356mila), al restauro e l’adeguamento di Villa Aurea nella valle dei Templi (2,5 milioni).
E la famosa Fondazione Riso, approvata tramite delibera di giunta nel 2010 ma mai avviata? Tutta la volontà di farla partire. Quando e come, ancora non si sa. Quanto al cantiere per il restauro filologico, che la direzione aveva giudicato inutile e incompatibile con le attività museali, è certo che partirà a giorni. Ma, assicurano, non ostacolerà il regolare svolgimento dei programmi.
Come risponde Alessandro? Dimettendosi in tronco. E rilasciando una dichiarazione sobria e durissima: “Posso solo affermare che abbiamo gestito questo Museo con e efficacia e onestà. Sono questi i valori che mi permettono di portare con serenità tutti i documenti alla Procura della Repubblica. La magistratura valuterà le illazioni con cui si è cercato di giustificare il commissariamento forzato del Museo e l’imposizione di una nuova governance”. A questo punto, quale sarà la scelta di Campo? Chi metterà alla direzione del Museo?
– Helga Marsala
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