E allora commissariateci tutti. Il governo non si accontenta del Maxxi e salta addosso pure alla Fondazione Valore-Italia, che invece di inaugurare l’esposizione sul design italiano vede arrivare un commissario
Complicato non ravvisare connessioni tra le due vicende. Quella della Fondazione Maxxi e quella della Fondazione Valore-Italia. Sulla prima abbiamo parlato a lungo nella scorsa settimana e proprio a giorni si attendono esiti (in queste ore il Maxxi consegna al Ministero dei Beni Culturali le proprie controdeduzioni); sulla seconda il caso è fresco di ore. […]
Complicato non ravvisare connessioni tra le due vicende. Quella della Fondazione Maxxi e quella della Fondazione Valore-Italia. Sulla prima abbiamo parlato a lungo nella scorsa settimana e proprio a giorni si attendono esiti (in queste ore il Maxxi consegna al Ministero dei Beni Culturali le proprie controdeduzioni); sulla seconda il caso è fresco di ore. Cosa è successo alla fondazione del Ministero dello Sviluppo economico presieduta da Massimo Arlecchino e diretta da Umberto Croppi, nata per promuovere il Made in Italy e far nascere un grande museo del design all’Eur?
È successo che la Fondazione è stata commissariata di botto. Senza neppure il preavviso (codificato dalla legge) che è stato concesso al Maxxi. E che, dunque, è stato già nominato un commissario con un nome e cognome che fanno specie perché a sostenere il design e il marchio-italia, Corrado Passera ha pensato bene di mandarci Carlo Malinconico; e si badi bene che non si tratta di un omonimo di quel Carlo Malinconico che dovette dimettersi da sottosegretario alla presidenza del Consiglio a gennaio dopo aver ammesso di essersi fatto pagare fior di vacanze all’Argentario dall’inaggettivabile imprenditore Francesco Piscicelli, no, nessuna omonimia: proprio lui in persona.
Ma cosa ha motivato l’azione del Ministero dello Sviluppo Economico? Occorre tornare al 2011 quando, a settembre, l’allora ministro Paolo Romani rinnova il consiglio di amministrazione nominando alcuni suoi uomini, i nuovi consiglieri tuttavia iniziano richieste di compensi e incarichi che la Fondazione non vuole e non può esaudire, il presidente Arlecchino racconta il disagio e lo stato di stallo al capo di gabinetto del Ministero il quale, invece di sostituire i consiglieri per consentire alla Fondazione di proseguire la sua attività, scioglie tutto e nomina il commissario straordinario. Con ogni probabilità il ministro Passera firma un atto illegittimo perché la Fondazione Valore-Italia può essere sciolta solo dal Prefetto, ma non è questo il punto: anche qui, il danno di immagine è fatto. Giusto martedì 24 la fondazione doveva essere a Milano per la firma di un importante protocollo d’intesa con una delegazione cinese, qualcuno dovrà spiegare ai cinesi come funzionano le cose in Italia…
La sensazione, dal Maxxi a Valore-Italia, è che gli apparati più sordidi dei ministeri abbiano dato l’assalto anche ai pochi spiccioli gestiti dalle fondazioni para-pubbliche di scopo. Peggio ancora se gestite bene e con oculatezza e dunque non foriere di regalìe, sprechi, incarichi e consulenze orientati alla clientela. I soldi sono pochi, i ministri non sono esperti della perversa macchina ministeriale e allora ci si butta anche sui 10 milioni l’anno del bilancio del Maxxi o sulla trentina di milioni degli appalti che la Fondazione Valore-Italia stava per lanciare con l’obbiettivo di inaugurare il grande museo del Made in Italy nel Colosseo Quadrato dell’Eur.
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