Fuoco e fiamme in galleria. No, nessun rogo. È solo la personale di Alessandro Cannistrà da Officine dell’Immagine, a Milano. Una torcia accesa, al posto del pennello…
Origami nello spazio, tra caligine e candore, come a disegnare un’architettura nell’architettura. È la superficie effimera della visione, dentro la concretezza di una stanza: quei 40 mq di pura sperimentazione che la milanese Officine dell’Immagine utilizza come project room, e in cui Alessandro Cannistrà allestisce EFC-UNI9494, installazione principale del progetto A.C. Il titolo dell’opera site […]
Origami nello spazio, tra caligine e candore, come a disegnare un’architettura nell’architettura. È la superficie effimera della visione, dentro la concretezza di una stanza: quei 40 mq di pura sperimentazione che la milanese Officine dell’Immagine utilizza come project room, e in cui Alessandro Cannistrà allestisce EFC-UNI9494, installazione principale del progetto A.C. Il titolo dell’opera site specific riprende il nome della legge italiana per “l’evacuazione dei fumi e del calore negli incendi”. Un gioco di rimandi, connesso alla singolare tecnica affinata dall’artista negli ultimi anni: medium privilegiato è proprio il fumo di torce e candele, spalmato su superfici neutre per generare poetiche astrazioni. E’ questo il cuore del suo teatro di carta, tela e fumo: da qui la mostra si sviluppa attraverso l’intero ambiente espositivo, con un corpus di lavori di grandi e piccole dimensioni, che nel segno della leggerezza scandiscono con ritmo docile lo spazio.
I soggetti sporgono verso una figurazione fluida, nell’evanescenza di forme che svaniscono proprio mentre avanzano. Pare di vederli: scorci lacustri o angoli di boschi, bagnati da banchi di nebbia. Sono immagini che in qualche modo strizzano l’occhio a certe sperimentazioni su pellicola, ma che dell’acquerello possiedono tutta la levità dinamica. Senza peso, senza direzione.
Per immergersi nell’antimonumentalità visionaria di Cannistrà, non c’è che da esserci, il prossimo 5 aprile, negli spazi di via Atto Vannucci. Tra residui di fuoco e fiamme, si procede lungo le sottili piegature di una natura plasmata come materia duttile. Energia volatile, rappresa tra la pareti. E per approfondire c’è un catalogo di Vannilla Edizioni, volumetto in cui l’artista scambia opinioni in libertà con Andrea Bruciati.
– Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati