La chiamano “benzinaio” o “Bara Pacis” però funziona. E allora a Roma il Museo dell’Ara Pacis si ingrandisce, ed inaugura i nuovi con le Avanguardie russe. Qui c’è già il fotoreport
Della mostra ne avete probabilmente già sentito parlare, e ne sentirete ancora parlare (anche su Artribune), da qui al 2 settembre, tanto starà aperta. I romani poi ci sbatteranno quasi contro, percorrendo il Lungotevere, e molti prima o poi si fermeranno per entrare. Il menù offre una settantina di opere dei più grandi maestri russi di […]
Della mostra ne avete probabilmente già sentito parlare, e ne sentirete ancora parlare (anche su Artribune), da qui al 2 settembre, tanto starà aperta. I romani poi ci sbatteranno quasi contro, percorrendo il Lungotevere, e molti prima o poi si fermeranno per entrare. Il menù offre una settantina di opere dei più grandi maestri russi di inizio Novecento, da Malevich a Kandinskij, Chagall, Rodchenko, Tatlin, Lentulov, Goncharova.
Ma per il momento l’aspetto che incuriosisce ancor più è un altro: con la mostra – titolo Avanguardie russe – il Museo dell’Ara Pacis presenta infatti i lavori di sistemazione e riallestimento degli spazi, progettati e diretti da Zètema Progetto Cultura con i consulenti italiani dello studio Richard Meier & Partners Architects. E questo vogliamo farvi vedere con la puntualissima fotogallery, griffata dal nostro Luca Labanca: al livello inferiore, lo spazio prima dedicato alle mostre temporanee è stato unito con le aree adiacenti, in precedenza destinate all’esposizione dei reperti archeologici, ottenendo un considerevole aumento della superficie espositiva (oltre il 50% in più).
Al livello superiore è stato invece realizzato il nuovo allestimento in corrispondenza della galleria di accesso, per arricchire l’offerta scientifica per il pubblico. Insomma, uno dei più contestati progetti architettonici della città di Roma (il ritorno dell’architettura contemporanea nella città storica, dopo decenni) si rifà il trucco e dà una risposta concreta al clamoroso successo di pubblico e di accessi che ormai da anni la caratterizza. Altro che “spostarla in periferia” come un certo candidato sindaco propose quattro anni fa… Sui nuovi spazi un’idea ve la potete fare già su Artribune: ma poi i cromatismi di questi grandi maestri andateveli a vedere. Dal vivo…
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