Piccoli collettivi curatoriali crescono. Una ventata d’aria fresca (e pungente) ad Amsterdam. Al De Appel Arts Centre nasce The Black Swan ed è subito guerrilla. A colpi di humour
Dinamico, engagé, on the road, compartecipato. Politcally oriented e socialmente connotato. Ovvero: in linea con il mood che si respira un po’ ovunque in Occidente, dall’Europa agli USA. Three Artists Walk into a Bar… mette insieme vis contestatoria, spirito di denuncia e formule critico-curatoriali alternative. Ad aver partorito il progetto è un collettivo multietnico nuovo […]
Dinamico, engagé, on the road, compartecipato. Politcally oriented e socialmente connotato. Ovvero: in linea con il mood che si respira un po’ ovunque in Occidente, dall’Europa agli USA. Three Artists Walk into a Bar… mette insieme vis contestatoria, spirito di denuncia e formule critico-curatoriali alternative. Ad aver partorito il progetto è un collettivo multietnico nuovo di zecca, The Black Swan, formatosi ad Amsterdam in occasione del De Appel Curatorial Programme, residenza promossa dall’omonimo centro per le arti contemporanee.
Tra i membri anche un’italiana, la romana Antonia Alampi, figura di spicco della “non profit area” capitolina. Gli altri cinque arrivano da Inghilterra, Russia, Macedonia, Singapore, Olanda. Dunque, si incontrano al De Appel, si confrontano e si scelgono. Sulla base di virtuose condivisioni: obiettivi, idee, energie, strategie. Il gruppo viene fuori, naturalmente, e da lì si comincia a progettare. Prima sfida: dar vita a un format articolato, che esuli dalla solita cornice espositiva, che accada in tutti i luoghi, concreti e virtuali, che non si esaurisca nell’esposizione di un’opera ma che sia miccia per accendere dibattiti e far decollare pensiero. E che esista, infine, in quanto meccanismo mobile e multilayer, pensato sul modello della rete o meglio delle comunità temporaneamente autonome (un po’ come le TAZ di Hakim Bey, “Temporary Autonomous Zone”).
Protagonisti sono un nutrito gruppo di studenti e artisti provenienti da vari corsi di laurea e post-accademici, a cui è stato rivolto un open call. Saranno loro, tra il 13 aprile e il 12 maggio 2012, a produrre oltre settanta opere, tutte capaci di sviluppare il potenziale critico dell’umorismo e tutte pensate per spazi non convenzionali. Rigorosamente pubblici.
L’humour diventa strumento di sovversione ed elemento detonatore di forze creative, immaginative, con cui rendere fertili spazi del quotidiano, spazi comunitari, spazi dimenticati, rimossi, ostili, accoglienti, normali, straordinari, agevoli o impervi. Spazi di cui reimpossessarsi, provando ad attivare pratiche di riflessione, di scambio, di resistenza contro lo status quo. Ogni giorno un evento, un’azione, un fatto, un lavoro, una piccola genesi: accadimenti nomadici, per ribadire l’importanza del nutrimento culturale nel processo di produzione di nuova consapevolezza sociale.
Un giro in bicicletta, attraversando le tante location messe in rete, e poi, al sabato, alla de Appel Boys’School, una full immersion tra talk, workshop, screening. Perchè, sul filo di memorie anarco-poietiche, è Michail Bakunin a ricordarci che “La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà”.
– Helga Marsala
www.deappel.nl
www.threeartistswalkintoabar.com
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