Rivoluzioni, o quasi, a Torino. Soffiantino chiude, Noero chiude la Fetta di Polenta ma apre un loft. Ma allora è vero o no che “nelle gallerie non va più nessuno”?
Mentre a 200 chilometri di distanza è in pieno svolgimento MiArt, a Torino è tempo di rivoluzioni. Insomma, forse il termine è esagerato, ma di certo si tratta di notizie di rilievo, soprattutto se non resteranno isolate. Da una parte c’è dunque Franco Soffiantino, che chiude la sua galleria in via Rossini e si trasforma […]
Mentre a 200 chilometri di distanza è in pieno svolgimento MiArt, a Torino è tempo di rivoluzioni. Insomma, forse il termine è esagerato, ma di certo si tratta di notizie di rilievo, soprattutto se non resteranno isolate.
Da una parte c’è dunque Franco Soffiantino, che chiude la sua galleria in via Rossini e si trasforma in Franco Soffiantino Contemporary Art Productions. Abbiamo sentito il diretto interessato per saperne di più, e la prima affermazione è stata inequivocabile: “Sono felice, molto felice! Perché non cambierà nulla: soltanto, anziché fare il mio lavoro in galleria, lo farò in sinergia con i musei. Quello che cambia è il veicolo espositivo. Ad esempio, ho prodotto la personale di Kateřina Šedá che fino a metà giugno è allestita al Kunstmuseum di Lucerna, e poi ci sarà il solo show di Sam Durant al Macro”. Tutto chiaro, ma perché chiudere la galleria? “Lo sapete bene, nelle gallerie non va più nessuno, tranne un po’ di gente per l’opening. Non so se sia una conseguenza della crisi o una involuzione, sta di fatto che succede anche nelle grosse gallerie di Berlino, per farti un esempio. Se consideri l’aspetto economico, poi, non aveva più senso: decine di migliaia di euro spesi per tenere aperto uno spazio visitato da pochissime persone…”. E con le vendite, come la mettiamo? “Beh, online io vendo eccome. E poi ho ormai un portfolio di contatti notevole. Chi aveva fiducia in me non credo cambierà idea soltanto perché ho scelto un approccio diverso”. Facendo due più due, significa che Soffiantino non andrà più alle fiere? “Sono altri soldi spesi inutilmente. Io preferisco investirli in supporto agli artisti. Che si tratti di produrre mostre museali o di sostenerli per residenze. Aspettiamo proprio in questi giorni una risposta all’application che la Šedá ha fatto per il Macro”. Che dire, una scelta coraggiosa: sono tanti i galleristi che negli ultimi tempi hanno tuonato contro il sistema, fieristico in particolare, ma poi di atti concreti se ne son visti pochi. E quella di Soffiantino, se facesse “scuola”, potrebbe essere una scelta letteralmente rivoluzionaria per il sistema stesso, per lo meno italiano. “Io non sono sicuro, però almeno ci provo. Non ho sfondato una porta aperta. Diciamo che era socchiusa. Vedremo come andrà a finire”.
Dicevamo che questo è però soltanto metà del discorso. Perché dall’altra parte sta Franco Noero. E i rumors cittadini si concentrano sull’apertura, probabilmente durante la prossima Artissima, di un nuovo spazio in zona corso Novara, fuori dalle rotte solite dell’arte torinese, dalle parti di quell’ex Fabbrica Nebbiolo dove Giorgio Persano aveva allestito una gran bella mostra di Paolo Grassino. Si tratta di un grande loft che ospiterà gli uffici, il magazzino e un’area espositiva. Resteranno attivi la vetrina e il project space di piazza Santa Giulia, mentre la Fetta di Polenta chiuderà presumibilmente a settembre, a conclusione di un progetto concepito sin dall’inizio come “a termine”. L’edificio dell’Antonelli resterà tuttavia visitabile su appuntamento nella forma di una casa-museo (residenza di Franco Noero e con alcune delle opere pensate in questi anni per la Fetta) e, in occasione delle main exhibition nel loft, il pianterreno di Borgo Vanchiglia fungerà da vetrina (originariamente, infatti, il ground floor era accatastato come locale commerciale).
– Marco Enrico Giacomelli
www.francosoffiantino.com
www.franconoero.com
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