A Cagliari il contemporaneo, all’improvviso. Alessandro Biggio e Marco Lampis si misurano con un progetto in più step. Che coinvolge altri artisti e termina con un talk
Cagliari non è esattamente una delle capitali italiane dell’arte contemporanea. Forse è stata uno dei capoluoghi tra gli anni ’60 e i ’70, il periodo d’oro della Galleria Duchamp. Ma anche a questa attribuzione porta con sè un certo margine di errore. Oggi la città sarda è per l’arte contemporanea un ambiente ostile sia dalla […]
Cagliari non è esattamente una delle capitali italiane dell’arte contemporanea. Forse è stata uno dei capoluoghi tra gli anni ’60 e i ’70, il periodo d’oro della Galleria Duchamp. Ma anche a questa attribuzione porta con sè un certo margine di errore. Oggi la città sarda è per l’arte contemporanea un ambiente ostile sia dalla parte del pubblico sia dalla parte delle istituzioni, che facilmente storcono il naso di fronte al non-figurativo e al concettuale. Eppure, in questo ecosistema per sua natura maldisposto, gli artisti Alessandro Biggio e Marco Lampis progettano Reverse.
C’è la volontà di dar vita ad uno studio d’artista condiviso, dove i materiali dell’uno e dell’altro si sommano, si intrecciano, mentre le opere sono collocate in risonanza sinergica, dentro a un’installazione ambientale costantemente alterabile. Lo studio, curato da Micaela Deiana, prende vita in una grande sala rettangolare del Centro Comunale. La prima fase, inaugurata il 14 aprile 2012 e in corso fino al 20 maggio, è allestita al Centro Comunale d’Arte e Cultura Exmà: la sala-studio si trasforma in spazio espositivo pubblico, un cantiere aperto ai visitatori che ha visto insediarsi gli artisti fin dal 23 marzo. Se fosse stato ripreso con una telecamera l’intero percorso, ci troveremmo davanti a un video di quasi 1400 ore.
Ma il progetto continua e ai due artisti si somma prima Pietro Mele, con un’inaugurazione il 27 Aprile, e successivamente il duo Quit Project, per una terza apertura il 9 Maggio.
Nell’atelier, condiviso da cinque artisti, si incontrano cenere, legno, cera, calce, suono, video, luci. I risultati non si fanno attendere: attraversando l’ambiente sembra di passeggiare in un antro, dove le opere create a dieci mani si fondono naturalmente nel pavimento e sulle pareti come stalattiti e stalagmiti, dando vita a un paesaggio unico e irripetibile.
Attraversandola la sala, priva di didascalie o testi, si giunge alla sezione d’archivio, nascosta dietro una parete. Qui, lunga una linea del tempo, fotografie, documenti e altri materiali permettono a un visitatore curioso di ricostruire la memoria delle varie fasi del processo creativo. Fasi-evento che altrimenti risulterebbero disperse.
Ciliegina sulla torta: diversamente dalle solite mostre, dove l’evento principale coincide con l’inaugurazione, a due giorni prima della chiusura – venerdì 18 maggio alle 17.30 – arriva l’incontro Reverse Talk. Riflessioni. Per un faccia a faccia con i visitatori, per sfrondare i dubbi ed avvicinare il pubblico cagliaritano all’arte contemporanea. Un progetto artistico, un po’ espositivo, un po’ didattico.
– Giorgio Piga
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