E se a Roma nascesse la Biennale delle Accademie Straniere? Idee e tentativi per sfruttare un network unico al mondo
L’idea è scaturita, al Palazzo delle Esposizioni, a margine della presentazione della decima edizione di Spazi Aperti, la mostra che l’Accademia di Romania a Roma dedica ai suoi borsisti ed a quelli di altre accademie straniere a Roma curata quest’anno da Eleonora Farina. Quale può essere la strada per fare in modo che la città […]
L’idea è scaturita, al Palazzo delle Esposizioni, a margine della presentazione della decima edizione di Spazi Aperti, la mostra che l’Accademia di Romania a Roma dedica ai suoi borsisti ed a quelli di altre accademie straniere a Roma curata quest’anno da Eleonora Farina. Quale può essere la strada per fare in modo che la città di Roma benefici davvero della presenta di questa formidabile rete di istituzioni culturali straniere? E come queste istituzioni straniere possono avvantaggiarsi dalla possibilità di essere in rete? Questa la domanda che il direttore di Artribune Massimiliano Tonelli, chiamato a moderare il dibattito, ha rivolto al pubblico. Un network di istituzioni culturali che non ha eguali nel mondo, come ha sottolineato Mario De Simoni, direttore generale del Palazzo delle Esposizioni, e che proprio nel Palazzo può contare come hub per riflettere su possibili e plausibili tentativi di messa a sistema.
Tentativi che per la verità sono stati già fatti. Un tentativo lo ha fattola Regione Lazio, con una rassegna qualche tempo fa; un tentativo, appunto, lo fa l’Accademia di Romania con Spazi Aperti. Ci ha poi provato la fiera Roma Contemporary e anche l’amministrazione comunale quando, ai tempi di Umberto Croppi assessore alla cultura, ha provato a fare un portale web che ancora esiste.
Tutto bene, ma non basta. La ‘materia prima’ è talmente tanta da necessitare di una piattaforma istituzionale, più grande, che rappresenti l’impegno della città di Roma e, magari, anche dello Stato. Tra i vari interventi (Paola Rampini, Monica Scanu, alcuni borsisti dell’Accademia di Spagna), Fabio Severino ha sottolineato per l’appunto la necessità di un intervento da parte, quanto meno, del Ministero dei Beni Culturali nelle sue varie articolazioni. Già, ma intervento dove? La proposta netta, poi condivisa da tutti e via via strutturata nei vari interventi (anche grazie ai dirigenti dell’Accademia di Romania e dell’Istituto Scandivano, presenti al tavolo), è stata quella di un Festival (magari biennale) delle Accademie. Una grande mostra che possa avvalersi dei vantaggi logistici, economici, culturali, di visibilità della grande rete delle accademie a Roma. Che possa servire come stimolo per le Accademie stesse e gli artisti (non solo visivi: ci sono scrittori, musicisti, scenografi, architetti, designer tutti) e che possa configurare Roma come una città dove si fa effettivamente produzione. “E non dobbiamo dimenticarci di invitare a questa ipotetica biennale non solo i borsisti stranieri di stanza a Roma, ma anche gli artisti italiani che lavorano in città, romani e non”, ha proposto la rappresentante dell’Istituto Scandinavo.
“Stiamo fantasticando, ma queste fantasticherie devono immediatamente trovare concretizzazione” ha chiosato Michele Gerace, neo consigliere d’amministrazione di Palaexpo e vero motore dell’iniziativa, rimandando idealmente ad una successiva tavola rotonda istituzionale. “Non sarebbe male che con la decima edizione l’esperienza di Spazi Aperti dell’Accademia di Romania si concludesse” ha continuato Gerace “per generare qualcosa di nuovo e di più grande”.
Il sasso è stato decisamente lanciato. Un progetto culturale, urbanistico, internazionale nuovo è stato messo sulla rampa di lancio. Pronto per chi vorrà coglierlo.
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