La parola a Joaquín Díez-Cascón, direttore della fiera Swab di Barcellona. I nostri riferimenti? Frieze, Nada e di Volta. E un po’ Arte Fiera…
Sono entrambe giovani e votate all’internazionale, questo il filo conduttore tra la fiera Swab e la città di Barcellona. Dalla fusione delle due aspirazioni, ecco la piattaforma specializzata di riferimento per l’ultima generazione di gallerie. Presentare artisti emergenti della scena mondiale, e convertirsi in uno spazio di intercambio per di uno specifico settore del mercato […]
Sono entrambe giovani e votate all’internazionale, questo il filo conduttore tra la fiera Swab e la città di Barcellona. Dalla fusione delle due aspirazioni, ecco la piattaforma specializzata di riferimento per l’ultima generazione di gallerie. Presentare artisti emergenti della scena mondiale, e convertirsi in uno spazio di intercambio per di uno specifico settore del mercato dell’arte contemporanea. Fra i corridoi della kermesse, che parte oggi in Catalogna, ne parliamo con il direttore Joaquín Díez-Cascón. “Più che d’iniziativa si è trattato di colmare un vuoto nella città, una spazio d’incontro e di scambio che non avevamo, ma per il quale c’erano tutti i presupposti. Quando l’idea ha iniziato a prendere forma, come architetto mi è interessata la prospettiva di poter dar forma ad uno spazio diverso per il sistema dell’arte, una fiera differente da quelle che siamo abituati a vedere qui in città, uno spazio dedicato allo scambio culturale prima che commerciale”.
Quali altre fiere che sono state un punto di riferimento come collezionista ed ideatore di una fiera?
Frieze e Nada sono senz’altro le due fiere che mi hanno maggiormente ispirato, prima di tutto come collezionista. Trovo molto interessanti tutti quei progetti fieristici che sono riusciti a creare importanti ponti geografico-culturali tra diverse città, è il caso Frieze, Nada e di Volta che non manco di visitare, ed in Italia, c’è sicuramente Arte Fiera tra le favorite.
Swab, la prima fiera d’arte contemporanea della città compie cinque anni. Come è cambiato l’ambiente in questi anni?
La città sta senza dubbio vivendo un momento di grande rigenerazione. Il ricambio generazionale e l’internazionalizzazione della città stanno aiutando molto il sistema dell’arte e della cultura, certo sempre favoriti dall’appoggio delle istituzioni. C’è l’aumento del numero di gallerie che è un primo segnale, ma la qualità e il taglio delle nuove iniziative che le fanno da cornice, è forse anche più importante. Parliamo di diverse residenze per artisti che favoriscono il discorso dell’interscambio, ma anche di tante promettenti iniziative che vengono dai giovani e che meritano di ricevere visibilità.
E il ruolo di Swab rispetto a queste iniziative di cui parla?
Molte di queste i hanno appunto un rapporto stretto con la fiera, e soprattutto con il programma di Swab OFF che coinvolge direttamente diverse istituzioni ed organismi del settore. Lavoriamo a stretto contatto con diversi sponsor, alcuni di questi bandiscono diversi premi, diamo spazio ai migliori allievi delle accademie d’arte e design così come ai giovani curatori indipendenti.
Gli obbiettivi di una fiera d’arte emergente?
Posizionarsi come fiera d’arte emergente in questo momento non è facile, soprattutto in un contesto europeo dove nascono sempre più fiere dal taglio sperimentale, mentre le più antiche si consolidano. Diventare un punto di riferimento per l’arte emergente significa dare il giusto peso tanto alle giovani gallerie, che necessitano visibilità, quanto mettere in luce in sintonia le giovani proposte dalla gallerie più consolidate.
– Enrichetta Cardinale Ciccotti
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