Lugano sinestetica. Bergantini, Brighetti, Cavinato: da Primae Noctis è di scena l’Italia. Quando la visione si fa ambigua, concettuale e multisensoriale
Ed eccoci con un’altra succosa gallerynews dedicata agli italiani all’estero, un’altra mostra oltre confine che raccontiamo con un’ampia documentazione fotografica e qualche immagine video. Stavolta ci soffermiamo su una collettiva a tre, appena inaugurata dalla galleria Primae Noctis di Lugano. Si chiama Sinestetica e mette insieme i lavori di tre emergenti, Simone Bergantini, Alessandro Brighetti […]
Ed eccoci con un’altra succosa gallerynews dedicata agli italiani all’estero, un’altra mostra oltre confine che raccontiamo con un’ampia documentazione fotografica e qualche immagine video. Stavolta ci soffermiamo su una collettiva a tre, appena inaugurata dalla galleria Primae Noctis di Lugano. Si chiama Sinestetica e mette insieme i lavori di tre emergenti, Simone Bergantini, Alessandro Brighetti e Paolo Cavinato, accomunati da un approccio concettuale e dalla capacità di cavalcare l’ambiguo, l’effimero, il molteplice.
L’idea della sinestesia, ovvero quell’ibrido multipercettivo che mescola dimensioni sensoriali differenti, è alla base del concpet: le opere, pensate come nuclei instabili di senso, puntano a evocare tutta la molteplicità sfuggente propria della visione. Nessuna lettura univoca, nessuna collocazione certa, nessuna decodifica. Grazie a una complessità di relazioni semantiche e di incastri formali, immagini e installazioni ondeggiano in uno spazio mentale e fisico, tra associazioni, percezioni, rimandi sempre cangianti.
Così, gli spazi silenziosi di Cavinato, strutturati da un bianco candido che insieme definisce e cancella, gli inquietanti coniugi Smith di Bergantini, intrappolati nel doppio informe di un bianco e nero d’antan, e “la bulimia iconografica” di Brighetti, che attinge con slancio eterodosso dall’immaginario alchemico e scientifico, stabiliscono con il pubblico una relazione intensa, declinata da sorprese, inganni, silenzi, indizi, polisemie.
– Helga Marsala
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