Cornice medievale, suggestioni metropolitane, griffate Boeri. Uno sguardo alle mostre di Festarch, alla Rocca Paolina di Perugia, tutto nella fotogallery…
Da un lato la cornice medievale della Rocca Paolina, dall’altro gli insediamenti informali di San Paolo, Baghdad, Mosca, Nairobi, Medellín, Mumbai e Roma; le immagini della foresta amazzonica e dei rifugiati; il design ecologico e sostenibile; l’esperienza di eLand, un progetto di illuminazione rurale per l’Africa; le maioliche di Deruta disegnate da Michele De Lucchi. Sono […]
Da un lato la cornice medievale della Rocca Paolina, dall’altro gli insediamenti informali di San Paolo, Baghdad, Mosca, Nairobi, Medellín, Mumbai e Roma; le immagini della foresta amazzonica e dei rifugiati; il design ecologico e sostenibile; l’esperienza di eLand, un progetto di illuminazione rurale per l’Africa; le maioliche di Deruta disegnate da Michele De Lucchi. Sono questi gli ingredienti principali delle sei mostre inaugurate ieri a Perugia in occasione di Festarch.
La novità di quest’anno sono proprio loro. Ad accogliere il visitatore all’ingresso c’è This is my forest, mostra fotografica di Nicolò Lanfranchi alla scoperta della foresta amazzonica. Sempre tramite immagini sono raccontate le storie dei rifugiati nell’esposizione Do you see what I see? a cura di UNHCR – agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. Foroba Yelen mette in mostra un progetto di illuminazione portatile e flessibile pensato dall’architetto italianoMatteo Ferroni: un esile lampione integrato in un monociclo che questa comunità del Mali può usare a proprio piacimento. Un allestimento totalmente realizzato in cartone per Bello, pulito e giusto, che ospita progetti e idee per un design sostenibile, il tutto supportato da Legambiente. Poi una mostra lontana dalle tematiche del Festival, ma che si lega alla storica tradizione umbra delle ceramiche: Maioliche Deruta, che espone sette eleganti vasi decorati a mano da Carol Branningan e realizzati da Ubaldo Grazia Maioliche su disegno di Michele De Lucchi.
Ma l’allestimento che più di tutti è in linea con il filo rosso di Festarch è senza dubbio São Paulo Calling, a cura di Stefano Boeri. Questa è la prima tappa italiana di una mostra-documento realizzata a San Paolo dove, nei primi sei mesi di questo anno, è stata portata in giro per le favellas. Un racconto che analizza, tramite l’esperienza diretta dei protagonisti, gli insediamenti informali a Roma, Nairobi, Medellin, Mumbai, Mosca e Baghdad. Sette schermi dai quali ascoltare le storie e le scelte di chi vive in quei luoghi. Come si vive in queste realtà? A questa e ad altre domande ha cercato di rispondere un gruppo di ricercatori dalle metropoli coinvolte, attivando, nelle favelas di São Francisco, Canthino du Céu, Bamburral, Heliópolis, Paraisópolis di San Paolo, sei laboratori, tutt’ora in corso, per andare a fondo a questi modelli di vita inconsueti.
– Zaira Magliozzi
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