Genk Updates: errori di sistema a pochi giorni dall’opening. A Manifesta la tecnologia fa i capricci, e ripropone l’antico tema della manutenzione delle mostre
La manutenzione di una mostra d’arte contemporanea, si sa, è una faccenda onerosa. Molte opere non si accontentano di essere installate e occasionalmente spolverate, ma richiedono cura, attenzione e in alcuni casi periodiche sostituzioni, riparazioni e implementazioni. Capita molto spesso, infatti, e i nostri lettori potranno confermarcelo, di andare a visitare una mostra, magari aperta […]
La manutenzione di una mostra d’arte contemporanea, si sa, è una faccenda onerosa. Molte opere non si accontentano di essere installate e occasionalmente spolverate, ma richiedono cura, attenzione e in alcuni casi periodiche sostituzioni, riparazioni e implementazioni. Capita molto spesso, infatti, e i nostri lettori potranno confermarcelo, di andare a visitare una mostra, magari aperta da molti mesi, e trovarla per metà “fuori servizio”, con opere rovinate o disallestite.
Nel caso ci sia di mezzo la tecnologia, poi, la faccenda si fa ancora più spinosa, perchè quest’ultima, come sosteneva ironicamente Douglas Adams, si riconferma ogni volta “quella roba che ancora non funziona” e fa impazzire curatori e custodi.
Girando per Manifesta, purtroppo, nei tre piani dell’affascinante edificio industriale della miniera di Genk, a meno di una settimana dall’opening, gli schermi e le proiezioni spente si fanno notare in modo preoccupante, costellando la mostra di “buchi neri”, e penalizzando numerosi lavori, soprattutto di videoarte. Sfiga o incuria? Ai posteri l’ardua sentenza…
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